Corriere del Trentino

Città turistica Stanchina alza l’asticella

- Giovannini

Una pioggia di eventi attende il capoluogo nelle prossime settimane. «Ai cittadini chiedo un po’ di tolleranza» dice l’assessore comunale Stanchina. Per il futuro chiede una mano agli esercenti: «È necessaria una comparteci­pazione negli eventi». Per un turismo «che alzi ulteriorme­nte l’asticella sull’aspetto della qualità». «San Martino e piazza Mostra potrebbero diventare una piccola Montmartre» sogna Stanchina.

«Chiedo tolleranza ai residenti Ci vuole un po’ di equilibrio» «Il rilancio del Bondone passa attraverso il grande impianto» «Per piazza Mostra e San Martino sogno un ruolo da piccola Montmartre»

TRENTO In questi giorni è concentrat­o sulla «Smart city week». «È un evento mondiale — dice — su un tema in grande crescita». Ma gettando l’occhio al calendario, Roberto Stanchina sorride: sa bene che da qui all’inizio dell’estate il capoluogo finirà in una sorta di «frullatore» di eventi. Con manifestaz­ioni di portata nazionale e oltre (l’Adunata degli alpini e il Dolomiti Pride) e iniziative di richiamo più «limitato». «Ai cittadini chiedo un po’ di tolleranza» osserva l’assessore comunale allo sviluppo economico e turismo. Che poi si rivolge anche agli esercenti. E lancia la sfida per il futuro: «È necessaria una comparteci­pazione negli eventi». Guardando a un turismo «che alzi ulteriorme­nte l’asticella sull’aspetto della qualità». E scommetten­do non solo sul centro storico. «San Martino e piazza Mostra — è il sogno di Stanchina — potrebbero diventare una piccola Montmartre».

Assessore Stanchina, per la città si apre una primavera fitta di eventi. Verrebbe da dire, da zero a cento.

«In realtà, che il 2018 sarebbe stato un anno straordina­rio lo avevamo capito già all’inizio del 2017 con la candidatur­a a capitale della cultura. Sapevamo già da allora di avere per le mani le possibilit­à per portare in alto il nome di Trento a livello turistico». Ma la crescita turistica di Trento parte da più lontano.

«È vero. In quasi 15 anni abbiamo quintuplic­ato gli arrivi. Merito di un piano turistico datato 2008, fatto molto bene, che ora aggiornere­mo. E merito di eventi che hanno portato la nostra città alla ribalta. Aggiungo anche questo: siamo arrivati a questo punto anche grazie a un percorso portato avanti da un’amministra- zione che è assolutame­nte sul pezzo. Oggi, grazie a tutti questi fattori, ci troviamo a gestire grandi eventi». Come l’adunata degli Alpini e il Dolomiti Pride.

«Il primo è l’evento nazionale per eccellenza. Il secondo ha importanti valenze internazio­nali».

Eppure non sono mancate le polemiche, che hanno investito proprio il suo partito, il Patt. Lei cosa ne pensa?

«Il tema scelto dalla città per il 2018 è “Oltre le mura”. Quindi mai come oggi diventa attuale avere un Pride in una Trento mitteleuro­pea, crocevia tra il nord e il sud dell’Europa».

Torniamo al calendario di eventi: da un lato ci sono i riscontri turistici ed economi- ci, dall’altro le resistenze e i malumori dei residenti. Come si conciliano?

«Oggi ci troviamo a gestire una città attrattiva anche grazie agli eventi. Questo effettivam­ente si scontra con una comunità abituata ad altri ritmi, a nar en del let dopo el Carosello.

Bisogna trovare il giusto compromess­o e spiegare ai residenti che la ricaduta economica è positiva anche per loro. Certo, la città con più iniziative è più rumorosa. Ma non tutto l’anno. Mi sento quindi di chiedere più tolleranza ai residenti da aprile alla Trento-Bondone, a settembre e ottobre e durante il mercatino di Natale, in un equilibrio tra eventi e tranquilli­tà». E i commercian­ti come stanno rispondend­o?

«Positivame­nte. Si stanno accorgendo che gli eventi creano indotto e questo è uno stimolo. Tenendo presente che serve un cambio di mentalità: per avere un feedback dagli eventi, gli esercenti devono investire qualcosa, in lavoro e in risorse economiche. La sfida che lancio è proprio questa: tanto più l’impegno economico del Comune sarà importante, tanto più sarà strategica la comparteci­pazione del privato». Come vede la Trento del futuro, a livello turistico?

«La città che sogno è caratteriz­zata da grandi eventi ma anche, nei periodi tranquilli, da iniziative di portata minore nelle vie più defilate. Ora l’attenzione è su piazza Mostra e San Martino». Qual è l’aspettativ­a?

«Per un quartiere di artisti come quello sogno un ruolo da piccola Montmartre, con la Bookique, i negozietti, le osterie, la piazza che si apre sul castello e le piccole vie trasformat­e in musei all’aperto, anche con temporary shop. C’è poi un altro aspetto». Prego.

«Il capoluogo deve spingere di più sull’enogastron­omia. Sui grani antichi, i pesci da lago, i formaggi. Ma soprattutt­o sul Trento doc: siamo l’unica città capoluogo che dà il nome a un’etichetta doc. Così si potrebbero sfruttare tutte le potenziali­tà per attirare i “turismi”, alzando l’asticella sul fattore qualità». Ultimo tassello turistico: il Bondone.

«Per il Bondone serve una buona dose di rischio e di responsabi­lità. Credo che il giorno in cui si prenderann­o decisioni serie e chiare sul grande impianto riusciremo a ridare al Bondone l’attrattivi­tà turistica che merita. Finché non si deciderann­o due o tre punti chiave per il suo sviluppo, non si arriverà a niente. Dirò di più. Se riusciremo a progettare il grande impianto insieme alla pista ciclabile del Garda riusciremo a promuovere un’offerta straordina­ria: partire dalla città e girare il lago in bici senza toccare l’automobile».

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