«Credito coop, la Bce pretenderà tagli»
Bancari Uil, il segretario nazionale teme la riforma. Farace sostituisce Mosaner
Il segretario nazionale della Uilca Masi esprime timori in merito alla riforma del credito cooperativo. «La Bce pretenderà tagli ai costi e aumenti di capitale dopo la nascita dei gruppi». Ieri era a Trento per il congresso provinciale dei bancari della Uil, che vedranno il passaggio di testimone dal segretario uscente Mosaner a Farace. Alotti: «In Itas giusto che i lavoratori entrino nella governance».
TRENTO «Quando i gruppi del credito cooperativo passeranno sotto la vigilanza della Bce, verrà loro chiesto, come a tutte le altre banche, di ridurre i costi e aumentare il capitale». Questo è uno dei motivi per cui Massimo Masi, segretario nazionale Uilca ieri a Trento per il congresso locale, si è detto «estremamente preoccupato». Fra gli altri temi gettonati il contratto unico delle partecipate e Itas, per cui il segretario in pectore Salvatore Farace ha chiesto l’ingresso in consiglio di una rappresentanza dei lavoratori.
Spesso gli addetti ai lavori a livello nazionale valutano criticamente — al contrario di quanto avviene in Trentino — la polarizzazione del credito cooperativo, con la nascita delle capogruppo Iccrea e Cassa centrale banca. Ieri Masi ha affrontato la questione: «Avere a che fare con due banche significa che il contratto nazionale Federcasse non si rinnova, perché sono stati dichiarati 6-7mila esuberi. La Bce pretenderà tagli e aumenti di capitale: saranno in grado? Ciò mi preoccupa. A questo punto — prosegue — spero si vada verso un contratto unico Abi-Federcasse, con alcune specifiche da agganciare a una base comune». Allargando lo sguardo, Masi punta il dito sui «300 miliardi di Npl, che sono case, fabbriche, strade, che le banche italiane stanno cedendo a prezzi stracciati» e sulla prospettiva dell’addendum, «che renderà ancor più difficile erogare credito alle imprese, lasciando spazio al private equity e al Fintech».
Sulla riforma più cauto Walter Alotti, segretario generale Uil Trentino: «Quella di Cassa centrale è una partita di ancora non sappiamo l’esito. Ovviamente ci auguriamo che sia positivo. Ma non so per quanto la mente del gruppo potrà stare in Trentino. E nemmeno il cuore. Sarebbe grave per la provincia, perché così non ci sarebbe più nessuna banca con sede locale». Più concentrato sulla partita sindacale Farace, che innanzitutto rivendica il pungolo della Uilca per la realizzazione di fusioni fra le Casse rurali: «Da tempo sostenevamo che questo sarebbe stato un passaggio obbligato: infatti siamo passati da 45 istituti ai 25 di fine 2017». Ma «cosa comporterà la nascita del gruppo di Ccb in termini di unione contrattuale? Sollecito gli addetti a informare i sindacati e a coinvolgere i loro rappresentanti sul futuro del gruppo nazionale». Al momento, infatti, non essendo ancora nati i gruppi, i sindacati mancano di un interlocutore. «Le cause maggiori di stress — ricorda il segretario in pectore della Uilca — sono l’incertezza e il cambiamento».
Altro tema caldo e con levatura nazionale è Itas e il cambio di governance dopo un anno dall’inizio degli scandali, «uno shock ancora non rientrato — commenta Alotti —. In un momento in cui si parla di partecipazione dei lavoratori nelle aziende, c’è la richiesta di rientrare nella governance di Itas, fatta dalla Uilca, sindacato più rappresentativo. Non per avere potere di scelta gestionale, ma per avere informazioni e controllo del management, per prevenire le cattive gestioni». Sulla stessa linea Farace, che però sente che in Itas si frena: «I governanti e i manager vogliono fare i moderni quando si tratta d’imitare gli altri Paesi Ue, ma si richiudono quando si parla di partecipazione». Parlando di Itas il segretario nazionale Masi menziona un incontro in cui da un rappresentante della compagnia gli venne rappresentata la necessità «di essere più smart. Ma se un’azienda più smart significa sospendere i diritti, allora io sono slow. Io difendo tutti, specialmente gli ultimi».
Infine le partecipate della Provincia, il cui disegno di contratto unico è bloccato. «Qui si stanno introducendo iniziative che hanno creato malessere in altri settori. Perché si usa il copia-incolla per produrre piani industriali?» si chiede Farace.
Deteriorati «Le banche italiane stanno cedendo a prezzi stracciati 300 miliardi di Npl»