Boeri: la ricchezza della robotica si sta concentrando in poche mani
Incertezza sulle soluzioni: «Dalle tasse agli ammortizzatori»
«La ricchezza prodotta dalla robotica si sta concentrando in pochissime mani, di chi produce e detiene macchine». Un inadeguato governo dell’innovazione tecnologica potrebbe quindi mettere a rischio non solo l’equilibrio nel mondo del lavoro, ma anche l’equità sociale.
Per evitare che il progresso tecnologico sottragga tempo di lavoro e concentri il reddito nelle mani di pochi, «le soluzioni sono diverse», spiega Tito Boeri, direttore scientifico del Festival dell’economia. «Si potrebbe considerare di tassare i robot, anche se poi bisognerebbe accertarsi che i proventi vengano effettivamente redistribuiti alla comunità. Un’alternativa sarebbe promuovere maggiore partecipazione dei lavoratori al mercato dei capitali dove si originano i guadagni, oppure fare accrescere la loro partecipazione alla distribuzione degli utili d’impresa». È in particolar modo sui diritti di proprietà che si gioca il futuro del lavoro al tempo dei robot. Si potrebbe poi agire «rilanciando il ruolo del sindacato nel mercato del lavoro, per far sì che i lavoratori si riapproprino di vecchi vantaggi». Anche se sull’operato dei sindacati italiani in questi anni il presidente dell’Inps è critico. «Si dedicano troppo a ciò che sta al di fuori del lavoro e poco al lavoro — sostiene —. Apriremo questa edizione del Festival con uno dei massimi studiosi della contrattazione collettiva, Richard Freeman, proprio per rilanciare un’azione collettiva».
Parlare di «Lavoro e Tecnologia» significa anche discutere della «necessità di potenziare gli ammortizzatori sociali, legandoli però alle possibilità di lavoro con modalità che non scoraggino il reinserimento nella vita lavorativa», spiega Boeri.
Non quindi un alto reddito di cittadinanza, ma «strumenti di tutela minima, come il reddito d’inclusione, a cui possano aver accesso più persone — continua — In Italia, abbiamo ancora protezioni sociali che difficilmente danno aiuto nel lungo periodo, e ora c’è bisogno di farlo in modo continuativo».