Lorenz: Itas, un comitato d’indirizzo
Oggi l’attesa assemblea. L’attuale presidente sfida Girardi. Il ruolo degli agenti
Oggi pomeriggio è in agenda l’assemblea di Itas Mutua, in cui i circa 200 delegati sono chiamati ad eleggere il nuovo consiglio di amministrazione. Si fronteggiano la lista di Lorenz e quella di Girardi. Il presidente uscente ritiene che chiunque vincerà farà il bene della «Mutua». Un concetto che occorre attualizzare, perciò Lorenz propone una sorta di comitato di indirizzo per avere visione futura e più attenzione ai soci e al terzo settore, oltre agli «agenti mutualistici».a
TRENTO Oggi alle 16 i circa 200 delegati di Itas mutua saranno chiamati a individuare il nuovo consiglio. Per la prima volta si tratterà di un’elezione vera, «ma chiunque uscirà vincitore sono sicuro che lavorerà per il bene della Mutua» dice il presidente uscente Fabrizio Lorenz, a capo di una delle due liste, avversario di quella che si identifica con l’avvocato Andrea Girardi. In caso di vittoria, Lorenz intende potenziare l’aspetto mutualistico, che contraddistingue Itas rispetto a quasi tutte le altre compagnie assicurative nazionali. Il protagonismo dei delegati potrà crescere anche in seno a un «collegio di saggi» che indichi le linee guida per il futuro. Ci saranno poi agenti «mutualistici», che andranno oltre alla semplice vendita di polizze. Presidente Lorenz, manca poco ormai.
«Per Itas è la prima volta e credo che avere la possibilità di scelta sia un valore positivo. Sono sicuro comunque che il risultato non avrà conseguenze sulla società, chiunque vincerà lavorerà per il bene della compagnia». Si parla molto di come rendere più attuale la mutua.
«Vogliamo recuperarne le radici, aggiornandola ai tempi attuali. Per esempio l’idea è di valorizzare il contributo a favore dei soci, con tariffe che siano a beneficio dell’assicurato, poiché la mutua non ha bisogno di remunerare il capitale investito. Lo stesso recupero lo immaginiamo per gli agenti, un processo inclusivo che li coinvolga». Degli agenti «più agenti» degli altri?
«Sì, una diversificazione che distingua chi sposa l’istituzione pienamente».
Ma questo passo porterebbe anche ad avere una presenza degli agenti in cda?
«Si tratta di ruoli diversi e precisi. L’agente è rappresentante della mutua sul territorio, una compagnia che dovrebbe essere meno centrale e più “a rete”, i cui nodi dovrebbero essere proprio questi “agenti mutualistici”. Che arrivino però in cda non è detto: non ci sarebbero controindicazioni formali, ma potrebbero
scatenarsi conflitti di interesse. Il cda deve essere ben presidiato dai delegati, che dagli agenti devono ottenere autonomia piena». Vi muoverete anche in altre direzioni?
«Punteremo molto sul terzo settore, come abbiamo fatto con Irifor (prodotti che tengono conto delle necessità di un non vedente, ndr). Un altro tema sarà quello della finanza etica: sviluppare una politica di investimenti mirati, che possano far emergere i tratti distintivi di una mutua».
Il corpo dei delegati ha un’importanza crescente in queste fasi.
«Per questo cercheremo un maggiore confronto con loro, mettendo a disposizione, per chi vorrà, particolari percorsi formativi. Devono diventare il serbatoio per la futura governance. In questo senso l’idea è di creare un collegio di saggi, che potrà essere composta da delegati, ma anche da altre personalità di spicco, per indicare percorsi di crescita. Un organo consultivo, come un comitato di indirizzo. Se ne parlerà nella prossima assemblea
statutaria in ottobre».
Potrà servire anche ad evitare le brutte vicende che hanno caratterizzato la vita di Itas dall’aprile 2017 in avanti?
«In realtà questo organismo sarà un serbatoio di pensiero, per l’evoluzione futura, in grado di elaborare meccanismi per evitare che si creino tali cortocircuiti. Io credo che la differenza la facciano le persone, per cui si dovranno “allevare” persone in un contesto mutualistico».
Presidente, lei sembra molto sicuro, parla come se avesse già in mano la conferma.
«Mi sono speso in primissima persona, mettendoci la faccia, per spirito di servizio. La mia vita di lavoro parla per me. La conferma? Ci conto».
Lei potrà essere nominato però per un solo mandato. Non crede che un delegato possa valutare negativamente questo fatto?
«I prossimi saranno tre anni fondamentali, quindi va bene un solo mandato. Noto che il limite delle tre tornate in cda costringe a preparare la successione. È un discorso di responsabilità».
Possibile un accordo in extremis con Girardi?
«Le liste sono depositate. Non credo proprio».
Girardi esclude una «battaglia di potere» e dice che «non c’è ansia di risultato».
«Non do giudizi sugli avversari. Però osservo che la nostra lista ha persone tecnicamente competenti: è una macchina complicata, Itas, sottoposta a vigilanza». Non crede che nella sua lista ci siano pochi volti nuovi?
«Checché se ne dica, solo 5 componenti erano presenti nel cda precedente». Dal punto di vista dei conti che cosa ci si deve aspettare?
«Una crescita “disciplinata”, che garantisca di consolidare il margine di solvibilità. Una crescita annua dei premi al 4%, per portare, nel triennio, il margine di Itas Mutua dall’attuale 142% al 163%». E il direttore Agrusti?
«È importante averlo in squadra, in questa fase sfidante, nell’applicare un piano che abbiamo stilato con lui».