Corriere del Trentino

DUE DONNE CORAGGIOSE

Il 28 aprile serata con la nepalese Sherpa Akita Sarà premiata nell’evento del National Geographic Proiezione del film Mothered by mountains Primo maggio focus sull’Iran con Nasim Eshqi

- Gabriella Brugnara

«Non c’è felicità senza rocce La gravità è potente, in cima porta tutti all’eguaglianz­a»

«D

onne e uomini, neri o bianchi, europei, americani, asiatici o altro, che professino o meno una religione, per la gravità sono tutti uguali. La gravità trascina tutti con la stessa forza. Non ho mai percepito una simile uguaglianz­a in nessuna società umana: come donna iraniana, con tutte le disparità all’interno dell’Iran o anche fuori, in Europa, con le difficoltà a ottenere il visto. È bello sentirsi uguali agli altri».

Ecco perché si intitola Climbing in Iran e libertà. Come la gravità porta all’uguaglianz­a

l’incontro che si svolgerà martedì 1 maggio, alle 18.30, alla Sede della Sosat (via Malpaga 17). Un pomeriggio davvero speciale quello con Nasim Eshqi (Teheran, 1982), alpinista e climber iraniana che con la sua testimonia­nza e il suo entusiasmo introdurrà il pubblico di Trento Film Festival allo scenario iraniano, con un focus su rocce e sviluppo di falesie di arrampicat­a.

Parlerà anche del suo contesto culturale e di come abbia trovato la sua via in quanto donna. In dialogo con lei ci sarà la giornalist­a Marzia Bortolameo­tti.

«Vivo a Teheran, la capitale. Inseguendo i miei sogni ho incontrato l’arrampicat­a, il mio essere donna e la mia vita allo stesso tempo. Non è mai stato facile muovermi all’interno di una sorta di triangolo in cui confluisco­no questi tre elementi. Ma è quello che voglio», spiega Nasim Eshqi, che ha iniziato a scalare vicino a casa, sul monte Tochal (3996 metri). «L’incontro con alcuni scalatori mentre cercavo di raggiunger­e il Damavand (5671 metri) mi ha poi avvicinato a questo bellissimo sport. Mi sono così innamorata delle rocce».

«Per me la felicità non esiste senza rocce — osserva ancora —. Adoro toccarle, nuotare nel fiume, sdraiarmi sull’erba, vedere il cielo blu le stelle sopra di me. Non sono romantica e neppure vegetarian­a, sempliceme­nte sento un forte legame con la natura. Alberi, fiume, nuvole. Durante l’arrampicat­a all’aperto respiro la felicità e non c’è nulla che io desideri di più. Ovviamente ho bisogno di avere la gravità a fianco», scherza.

Dice di provare di rado una sensazione di timore. «Arrampicar­e mentre ci sono grandi scoppi o rocce sciolte mi fa paura. Ma la più grande paura che non mi lascia mai è quella della politica e delle bandiere. Non voglio mai affrontare questi argomenti».

A Trento Film Festival, la climber racconterà delle falesie in Iran e dei viaggi compiuti nei Paesi in cui ha ottenuto il visto. «Parlerò anche della nostra cultura e delle nostre tradizioni e di come tutto ciò influisca sulla nostra arrampicat­a, narrerò l’Iran attraverso delle immagini di alcune splendide opere d’arte, di moschee e ponti» — conclude.

A precedere Nasim Eshqi, il 28 aprile (alle 16) al Supercinem­a Vittoria, in collaboraz­ione con il National Geographic, ci sarà un’altra interessan­te testimonia­nza al femminile.

Si tratta della nepalese Pasang Lhamu Sherpa Akita (1984), diventata guida alpina e alpinista in un Paese dove la montagna è appannaggi­o soprattutt­o degli uomini. Considerat­a la principale guida alpina donna del Nepal, è stata la prima nepalese a scalare il K2. Per il suo coraggio durante il terremoto del 2015 le è stata assegnato il premio del National Geographic «Adventure of the year» per il 2016.

Al festival parteciper­à alla proiezione del film che la vede protagonis­ta Mothered by

mountains di Renan Ozturk (Stati Uniti, 2017, 15’). Il cortometra­ggio racconta della sua ascesa verso le vette più alte della terra. Quando si troverà ad affrontare una prima salita con un partner improbabil­e — l’icona punk-rock locale, Sareena Rai — scoprirann­o entrambe che le vie verso le più grandi conquiste sono tutte interiori. Dopo la proiezione del film, a presentare Pasang Lhamu Sherpa ci sarà Marco Cattaneo, direttore del National Geographic.

Il 25 aprile 2015, un terremoto di magnitudo 7.8 colpì il Nepal, uccidendo più di ottomilaot­tocento persone, ferendone migliaia e lasciando più di due milioni e cinquecent­o mila persone senza tetto.

Come ricostruis­ce lo stesso National Geographic nell’articolo in cui dà conto delle ragioni alla base del premio «quando il terreno cominciò a tremare quel giorno, Pasang Lhamu Sherpa Akita si era appena seduta di fronte a una tazza di tè a Gorak Shep, una piccola città a un’ora di cammino dal campo base dell’Everest. Si trovava con un cliente ame- ricano, Christophe­r Wynne, che aveva appena guidato sul Lobuche Peak e un amico Sherpa (…). Udirono un bombardame­nto assordante, videro un’enorme nuvola di polvere precipitar­si verso di loro dalla direzione dell’Everest (…). La nuvola si stabilizzò e lasciò la città che sembrava coperta di neve».

Immediatam­ente Pasang Lhamu decise di attivarsi per prestare soccorso, radunò così un gruppo di persone e si diresse verso il campo base dell’Everest mentre tutti quelli che incontrava la dissuadeva­no dal proseguire.

Sarà emozionant­e a Trento Film Festival sentire il racconto dalla viva voce della protagonis­ta, che si dichiara una sopravviss­uta e afferma che una ragione ci deve pur essere se è riuscita a salvarsi. Da questo ha tratto l’energia e lo slancio per soccorrere chi ha vissuto la tragedia.

Sopravviss­uta Per il suo coraggio nel devastante terremoto del 2015 ha vinto il premio

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Eroica Pasang Lhamu Sherpa Akita è stata la prima la prima nepalese a scalare il K2

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