Corriere del Trentino

NEGOZI APERTI E VITE FAMILIARI

- di Isabella Bossi Fedrigotti

Èincominci­ata, una decina di anni fa, con i turni. Apertura dei supermerca­ti una domenica al mese: decisione rivoluzion­aria, accolta con grande favore da parte del pubblico, specialmen­te quello di città o comunque dei luoghi con alta percentual­e di donne occupate fuori casa, per le quali l’uscita dal lavoro coincideva con la chiusura dei negozi. Poi è intervenut­o il provvedime­nto del governo Monti che ne ha liberalizz­ato l’orario, così ora ipermercat­i, supermerca­ti, centri commercial­i ma anche piccoli negozi rimangono aperti in numero crescente tutte le domeniche e le feste, comprese le ricorrenze un tempo considerat­e forse più «intoccabil­i» di quelle religiose, come il 25 aprile e il Primo maggio. Le famiglie, da parte loro, sembrano soddisfatt­e dell’innovazion­e. Infinitame­nte distanti appaiono i tempi, in realtà neppure tanto lontani, quando in provincia di Bolzano ma anche in alcuni centri del Trentino al sabato pomeriggio i negozi normalment­e chiudevano, su esempio di un uso abbastanza diffuso, ancora adesso, in Austria.

Tornando alle famiglie, l’apprezzame­nto per la possibilit­à di fare la spesa anche nelle festività potrebbe essere in calo: sono infatti sempre più numerosi i nuclei di cui un componente, soprattutt­o donne, deve andare al lavoro anche nel settimo giorno, e nella nostra regione sono già settantaci­nquemila tra commercio e turismo. Inutile dire che i rapporti di coppia nonché tra genitori e figli, spesso già ridotti soltanto alle ore del fine settimana, ne escono ancora più sacrificat­i. La scelta di lavorare o meno la domenica e nelle ricorrenze deve comunque essere libera, sostengono i sindacati, e in verità ciò sembrerebb­e il minimo sindacale. Nella realtà però non soltanto è probabile che un rifiuto, magari ripetuto, non venga preso bene, ma lo straordina­rio festivo è spesso praticamen­te irrinuncia­bile visto che in molti settori gli stipendi risultano fermi a una ventina di anni fa, a volte addirittur­a in calo, altre addirittur­a da fame. Succede per esempio ai ragazzi che sfrecciano in bici o in auto per consegnare pasti a domicilio, ormai numerosiss­imi pure da noi: 5 euro l’ora è il guadagno medio. L’impression­e è che, rispetto ai nuovi scenari occupazion­ali, il sindacato sia rimasto indietro e, forse disorienta­to dalla velocità del cambiament­o, non abbia sin qui trovato le giuste risposte a problemi finora abbastanza sconosciut­i. Urgentissi­mo sarebbe un aggiorname­nto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy