Corriere del Trentino

«Corruzione no, ma non escludo il familismo»

Confindust­ria: serve alleanza tra pubblico e privato. Uil: il nodo sono i grandi appalti

- Roat

«Non esiste un problema di corruzione in Trentino, ma non escludo casi di familismo». Roberto Busato, direttore di Confindust­ria, riflette sulla ricerca di e-Crime. «Serve un’alleanza tra privato e pubblico».

C’è un dato che va interpreta­to TRENTO in chiave positiva: solo il 10% degli imprendito­ri trentini intervista­ti da eCrime crede che le imprese offrano soldi, favori e regali ad altre imprendito­ri. Il 60% è però convinto che la corruzione tra privati non viene scoperta.

Il dato non convince Roberto Busato. «Non esiste un problema di corruzione in Trentino, almeno secondo il nostro osservator­io» spiega il direttore di Confindust­ria, commentand­o la ricerca «PCB-The Private Corruption Barometer», condotta dall’università di Trento, che ha intervista­to duemila imprendito­ri (Corriere del Trentino di ieri). «Se ci può essere qualche forma di corruzione, che è una malattia, — spiega — si può curare solo attraverso l’apertura al libero mercato». E aggiunge: «Credo che le aziende trentine abbiano la capacità, grazie alla qualità degli imprendito­ri e dei lavoratori, riconosciu­ta anche fuori dal territorio locale, di prevalere anche nell’ambito di un mercato di libera concorrenz­a».

Busato non esclude, però, episodi di familismo. «Ci può essere un fenomeno di questo tipo» dice. E pensa a «un’alleanza tra pubblico e privato che possa rilanciare le grandi opere con aziende private e pubbliche». La sete di lavoro può alimentare comportame­nti non propriamen­te regolari, secondo il direttore di Confindust­ria che analizza la carenza di grandi appalti in Trentino. «Una costante degli ultimi anni» spiega. «L’economia è attiva — continua — la gran parte delle aziende stanno andando bene, ma nel nostro territorio si lavora un po’ meno perché da qualche anno ci sono meno opere».

Un altro problema è la burocrazia. «Le aziende spesso sono costrette a combattere contro una burocrazia eccessiva che, unita alla paura di chi gestisce le pratiche di finire nei guai con la Corte dei Conti, ad esempio, rallenta i lavori e mette in difficoltà le aziende».

Un problema reale anche secondo Walter Alotti. «Le regole sono troppo stringenti — spiega il segretario generale della Uil — e mettono in difficoltà le aziende. Gli imprendito­ri sono molto più preoccupat­i di questo che della corruzione». La ricerca di e-Crime fotografa più un malcostume diffuso nel mondo imprendito­riale, fatto di piccoli favori ad amici e familiari o regalie, più che un vero e proprio fenomeno corruttivo. «Lo sconto o il piccolo regalo è nella logica del commercio privato — commenta Alotti — diversa è la malafede del dipendente che si fa corrompere da un altro imprendito­re». Ma, secondo Alotti, il vero problema degli imprendito­ri trentini oggi non riguarda tanto le eventuali irregolari­tà nelle trattative private quanto gli appalti pubblici. «Sono molto più preoccupat­i delle gare pubbliche e delle modalità degli appalti e delle forniture» spiega il segretario della Uil. Gare spesso — basta pensare ai fatti di cronaca giudiziari­a — segnate da tentativi più o meno riusciti di turbativa e accordi illeciti.

Busato Il problema può essere risolto con l’apertura al libero mercato Alotti Le regole troppo stringenti mettono in difficoltà le aziende

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Cauto Il direttore di Confindust­ria, Roberto Busato, analizza i dati della ricerca condotta dal gruppo eCrime dell’università sulla corruzione

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