INNOVAZIONE DIDATTICA
L’onda lunga dell’innovazione didattica continua a ravvivare il litorale dell’università di Trento. Nel documento redatto dal Consiglio degli studenti (di cui abbiamo riferito ieri), l’accento è posto sulla multidisciplinarietà che apre percorsi di studio personalizzati e sull’apprendimento tra pari, cioè tra discenti, riducendo le ore d’insegnamento frontale. L’apprendimento attraverso la conversazione, sosteneva nel Seicento il filosofo inglese John Locke, doveva porsi al centro del curriculum scolastico, realizzando laboratori di sperimentazione dove giocare sollevando, studenti e maestri insieme, interrogativi inespressi e inediti, oltre che imparare dagli errori. La sperimentazione ha caratteristiche ludiche ed è intrinseca all’apprendimento. Se l’insegnamento è focalizzato sulle mappe della conoscenza affinché l’allievo sia messo nelle condizioni di poter dire «io so» rispondendo alle domande del docente, l’apprendimento prepara la mente a formulare domande anziché a dare risposte. Le domande avviano il processo di ideazione. Gli studenti della nostra università hanno afferrato cosa risponde l’eco al grido «lavoro, lavoro». La risposta è, appunto, «ideazione», e riflette gli accadimenti della corrente rivoluzione della conoscenza che reclama persone capaci di travalicare i confini delle specializzazioni tracciati dalle lezioni frontali. Il pensiero divergente esposto nel documento studentesco fa intravedere l’inizio di una partita a scacchi tra docenti e allievi. Di fronte a un ventaglio di opzioni da prendere in esame, gli uni e gli altri hanno da pensare alle loro scelte e alle possibili reazioni dell’altro giocatore. C’è un tempo di questa partita che si giocherà sull’alternativa tra gli acronimi Stim e Stima. Stim (Stem, all’inglese) sta a indicare la preferenza per percorsi di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Qui la richiesta, avanzata dagli studenti, di più corsi in lingua inglese è sacrosanta. La Stima comprende l’arte che, con le tecnologie digitali, avvolge in un abbraccio l’innovazione e l’imprenditorialità. Il nostro retaggio culturale invita a promuovere anche la «A», cioè l’umanesimo. Su tale terreno, il latino ha molto da dire. Se la lingua inglese è la dama dei nostri giorni, il suo innamorato è il «Latin Lover» (sic, il settimanale inglese The Economist in un articolo del luglio 2013). La coppia inglese-latino: è pure questo il volto dell’innovazione didattica.