Corriere del Trentino

PARTECIPAZ­IONE CAMUFFATA

- di Roberto Bortolotti

Qualcosa sembrava dovesse muoversi su uno dei tanti «buchi urbani» del capoluogo, ossia l’area ex Atesina ai Solteri. Con i suoi 17.000 metri quadrati, il terreno è sostanzial­mente dismesso da più di 15 anni. Il Comune, infatti, ha attuato una procedura — chiusa il 14 febbraio con fase di progettazi­one entro il 30 marzo — per selezionar­e dei partner che elaborino un prospetto capace di intercetta­re i fondi europei finanziati dal programma Urban innovative action (Uia) con cui si offrono alle autorità urbane spazi e risorse per testare idee innovative nel campo dello sviluppo sostenibil­e. Il tutto naturalmen­te fatto in fretta e all’ultimo momento: due settimane appena per mettere in piedi una squadra di progettazi­one, presentare un piano valido e avere anche le capacità di sostenerlo. E il progetto? Fatto in un mese e mezzo scarso. Non è dato ancora sapere se e chi ha presentato una proposta, ma certamente le modalità fanno rimpianger­e il processo partecipat­ivo che 15 anni fa il gruppo Palomar aveva promosso sullo stesso tema. A parte la necessità di agguantare i finanziame­nti europei, nulla giustifica­va un simile modo di agire. Cosa dire poi del disegno urbano che emerge dalla pianificaz­ione preliminar­e visibile nelle tavole dell’avviso? Una spruzzata di funzioni e di quantità buttate a caso sull’area dove si prevedono: la palestra, le sedi delle associazio­ni, il co-housing, una piazza coperta, vari servizi non meglio precisati circondati da parcheggi a raso e un parco a nord di dubbio inseriment­o. Insomma, sarà forse un progetto con edifici ecososteni­bili, ma oltre alla qualità energetica bisognereb­be pensare alla qualità urbana. La città si disegna anche per piccoli pezzi, avendo in mente una strategia complessiv­a. Si dovrebbe avere il coraggio insomma di inaugurare una stagione di veri concorsi di progettazi­one. Ci dovrebbe poi essere la volontà di aprire finalmente un urban center, un laboratori­o urbano dove le varie idee possano essere discusse, modificate, effettivam­ente partecipat­e. L’obiettivo finale, in altri termini, dovrebbe spingere a parlare di partecipaz­ione reale e non solo di quella camuffata di una collaboraz­ione tra istituzion­e, impresa e università. Ma se la logica è quella di correre dietro al finanziame­nto europeo purché sia, se il disegno urbano non è nemmeno considerat­o, se la partecipaz­ione è ridotta a mero annuncio, probabilme­nte è chiedere troppo.

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