Amianto, Trento indietro? Zeni: «No, siamo avanti»
Il report dell’associazione: «Trento non si è adeguata alla legge». Zeni: norma nel 2012, noi avanti Sono 562 i siti bonificati, 867 quelli ancora da sistemare. Mesotelioma maligno: 39 episodi in regione
Nel 1992 entrò in vigore la legge che mise al bando l’amianto e a 180 giorni di distanza le Regioni avrebbero dovuto approvare i piani regionali amianto. Il Trentino non l’ha ancora fatto. «Sul Pra, insieme al Friuli, siamo i più avanti» replica Zeni, che ricorda l’approvazione della legge Nardelli del 2012.
TRENTO A 26 anni di distanza dalla famosa legge che mise al bando l’amianto, la fibra killer è ancora molto diffusa e continua a minacciare la salute e l’ambiente. A confermarlo è l’ultimo dossier di Legambiente «Liberi dall’amianto? I ritardi dei piani regionali, delle bonifiche e delle alternative alle discariche» pubblicato recentemente.
Sono 15 le regioni e province che hanno risposto al questionario che la nota associazione ha deciso di proporre nuovamente (il precedente è del 2015) agli uffici regionali competenti in materia.
Sebbene i piani regionali amianto (Pra) — che consistono nell’adozione da parte delle regioni di un programma di protezione ambientale volto al censimento, alla rimozione e allo smaltimento dei materiali — dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge data 1992, dal report si evince che non tutti hanno seguito la direttiva. In particolare, tra le regioni che hanno risposto all’indagine, il Pra nel 2018 deve essere ancora approvato dal Lazio e dalla provincia di Trento. Luca Zeni, assessore alla salute, fa però notare che nel 2012 fu emanata la legge Nardelli, una legge provinciale ad hoc con successive delibere. «Sul piano amianto — spiega l’assessore —, in particolare su censimento, valutazione del degrado e contributi, assieme al Friuli siamo i più avanti».
Sul territorio nazionale risultano censite oltre 370.000 strutture per un totale di quasi 58 milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto; numeri decisamente in crescita rispetto all’indagine del 2015 (rispettivamente +62% e +469%). «È la dimostrazione — si legge nel report — di quanto l’entità e la presenza di amianto in Italia sia stata fino ad oggi largamente sottostimata». Sono 515.765 i metri quadrati censiti dalla provincia di Trento mentre in quella bolzanina — in cui il censimento è ancora in corso — sono 513.049.
Oltre il censimento, le regioni dovevano realizzare la mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale. I risultati riportano 66.087 siti, per un totale di quasi 36,5 milioni di mq di coperture, con la provincia di Bolzano che ne registra 9.180.788. Sono 356 i siti mappati dagli altoatesini in V classe e 904 quelli rientrati nella IV classe. Numeri minori per la III classe (87) e per la II (12), zero invece quelli di I classe.
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento delle bonifiche la Provincia di Trento ha dichiarato che sono 562 i siti contaminati bonificati per un totale di circa 168.000 metri quadrati di coperture all’anno mentre sono 142 quelli in fase di bonifica e 897 quelli ancora da bonificare. Controllando i dati della Provincia di Bolzano invece gli edifici pubblici bonificati sono nove mentre quelli ancora da bonificare sono 69. Gli edifici privati bonificati risultano essere 337, quelli da bonificare sono novecento.
Altro problema legato all’amianto è quello dello smaltimento. Nel 2015 in Italia sono state prodotte 369.000 tonnellate di rifiuti contenenti amianto. Di queste, 227.000 tonnellate sono state smaltite in discarica, mentre il restante è stato esportato in Germania. Pochi gli impianti dedicati allo smaltimento dei materiali contenenti amianto. Solo 8 regioni sono infatti dotate di almeno un impianto specifico e l’unico presente in regione si trova nella provincia di Bolzano.
«L’Italia è attualmente uno dei Paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie amianto correlate» si legge nel V rapporto del registro nazionale dei mesoteliomi. A guidare la poca invidiata classifica dei casi di mesotelioma maligno è la Lombardia che registra 4215 casi registrati dal 1993 al 2012 mentre sono 39 quelli registrati in regione.
L’assessore «Su censimento, valutazione degrado e contributi siamo primi insieme al Friuli»