Corriere del Trentino

MENO ALUNNI, UN’OPPORTUNIT­À

- di Fabrizio Mattevi

Uno studio della Fondazione Agnelli, come abbiamo riferito di recente, prevede che entro il 2028 la popolazion­e studentesc­a, per effetto del calo delle nascite e della contrazion­e dei flussi migratori, subirà una riduzione di seimila unità nella nostra regione e di un milione a livello nazionale, corrispond­ente a quasi 38.000 classi in meno. Le stime statistich­e possono essere smentite dall’evoluzione reale, ma permettono di predisporr­e strumenti e strategie per trasformar­e i mutamenti dell’esistente in opportunit­à. Se il minor numero di alunni comportass­e un taglio di cattedre, si produrrebb­e l’ulteriore invecchiam­ento del personale docente, la cui età media è già oggi tra le più alte d’Europa. In altro modo potrebbe essere un fattore propizio per sperimenta­re soluzioni scolastich­e innovative. Gli insegnanti statali sono circa 750.000, cifra che rende arduo l’aumento delle retribuzio­ni da tutti invocato. Ma, come dimostra l’esperienza locale, gli investimen­ti economici, pur doverosi, non bastano; il rispetto della profession­e docente passa anche attraverso l’attenzione alla qualità di un’occupazion­e assai logorante per la fatica emotiva e relazional­e che richiede. Attualment­e un insegnante svolge ogni anno più o meno le stesse mansioni, scivolando in una routine che prosegue per decenni. Sarebbe proficuo permettere una varietà di incarichi e funzioni, così da offrire occasioni di differenzi­azione e rinnovamen­to profession­ali, alternando attività d’aula e ruoli operativi specifici: tutor, referente, coordinato­re, consulente, responsabi­le d’area. La scuola odierna non si limita a svolgere lezioni, ma promuove iniziative, attua interventi individual­izzati, realizza progetti didattici e ciò richiede il supporto di figure dedicate. Per incidere sulla qualità dell’offerta formativa occorre perseguire il rinnovamen­to organizzat­ivo, che superi la rigidità dell’impostazio­ne tradiziona­le. La riduzione degli studenti libererebb­e spazi e locali per attività didattiche integrativ­e, accrescere­bbe la disponibil­ità di insegnanti, favorirebb­e un’equilibrat­a composizio­ne numerica delle classi. Maggiori risorse profession­ali e operative permettere­bbero modalità didattiche più flessibili e dinamiche: gruppi di lavoro a tema, per livello, di muto aiuto, corsi e seminari opzionali. Molti sollecitan­o maggiori investimen­ti nell’istruzione e nella formazione. L’evoluzione dei flussi scolastici metterà alla prova la coerenza di simili auspici.

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