MENO ALUNNI, UN’OPPORTUNITÀ
Uno studio della Fondazione Agnelli, come abbiamo riferito di recente, prevede che entro il 2028 la popolazione studentesca, per effetto del calo delle nascite e della contrazione dei flussi migratori, subirà una riduzione di seimila unità nella nostra regione e di un milione a livello nazionale, corrispondente a quasi 38.000 classi in meno. Le stime statistiche possono essere smentite dall’evoluzione reale, ma permettono di predisporre strumenti e strategie per trasformare i mutamenti dell’esistente in opportunità. Se il minor numero di alunni comportasse un taglio di cattedre, si produrrebbe l’ulteriore invecchiamento del personale docente, la cui età media è già oggi tra le più alte d’Europa. In altro modo potrebbe essere un fattore propizio per sperimentare soluzioni scolastiche innovative. Gli insegnanti statali sono circa 750.000, cifra che rende arduo l’aumento delle retribuzioni da tutti invocato. Ma, come dimostra l’esperienza locale, gli investimenti economici, pur doverosi, non bastano; il rispetto della professione docente passa anche attraverso l’attenzione alla qualità di un’occupazione assai logorante per la fatica emotiva e relazionale che richiede. Attualmente un insegnante svolge ogni anno più o meno le stesse mansioni, scivolando in una routine che prosegue per decenni. Sarebbe proficuo permettere una varietà di incarichi e funzioni, così da offrire occasioni di differenziazione e rinnovamento professionali, alternando attività d’aula e ruoli operativi specifici: tutor, referente, coordinatore, consulente, responsabile d’area. La scuola odierna non si limita a svolgere lezioni, ma promuove iniziative, attua interventi individualizzati, realizza progetti didattici e ciò richiede il supporto di figure dedicate. Per incidere sulla qualità dell’offerta formativa occorre perseguire il rinnovamento organizzativo, che superi la rigidità dell’impostazione tradizionale. La riduzione degli studenti libererebbe spazi e locali per attività didattiche integrative, accrescerebbe la disponibilità di insegnanti, favorirebbe un’equilibrata composizione numerica delle classi. Maggiori risorse professionali e operative permetterebbero modalità didattiche più flessibili e dinamiche: gruppi di lavoro a tema, per livello, di muto aiuto, corsi e seminari opzionali. Molti sollecitano maggiori investimenti nell’istruzione e nella formazione. L’evoluzione dei flussi scolastici metterà alla prova la coerenza di simili auspici.