Manzoni a Palazzo Libera Universo di segni e colori
«Noi possiamo cullarci stancamente sull’altalena stanca dell’espressionismo astratto, per non restare orfani di certezze scolastiche postmoderne, ma dobbiamo invece avere il coraggio di ripetere con Andrea Viliani, che si è occupato più volte di lui: «Ci sono anche, nelle conversazioni che abbiamo avuto con Franco, delle parole che in genere gli artisti non usano, come necessità, passione, trasporto, scoperta. Sembrano parole “ingenue” a chi fa il mestiere dell’Arte e invece sono proprio le parole che credo sia più utile utilizzare per chi, nel suo percorso intellettuale, scopre l’Arte e la scopre da un altro punto di vista”».
Mario Cossali fa propria l’osservazione di Viliani per raccontare La pittura di Franco Manzoni, la mostra di cui è curatore, che fino al 27 maggio è visitabile presso Palazzo Libera, a Villa Lagarina (mercoledì, giovedì, venerdì 1418; sabato, domenica 10-18). Organizzata dal Comune di Villa Lagarina, l’iniziativa, come spiega Cossali, conduce all’interno di un «universo di segni e di colori che non si nega a nessuna interpretazione perché contiene la forza della natura come la tensione del sogno, l’estasi del piacere come l’aridità della solitudine e il mistero di una visione non prevista, sfuggita al controllo e volata libera nel suo cielo».
Franco Manzoni (Trento, 1964) già dall’adolescenza si avvicina alla pittura e frequenta, tra gli altri, artisti quali Paolo Vallorz e Riccardo Schweizer. Dal 1999 tiene personali e partecipa a collettive in spazi pubblici e gallerie private. Dal 2013 il suo curriculum con le pubblicazioni delle opere e l’intera rassegna stampa è custodito presso l’Archivio del Novecento del Mart. Quello che sempre più oggi manca è, secondo Cossali, la capacità di immaginare, di andare oltre il dato contingente ed essere ancora capaci «di pensare alle nuvole, di vederle». Come accade ai bambini che si perdono a indovinare le forme dei cirri bianchi nel cielo, per vederle di lì a poco sfrangiarsi e mutare aspetto. La seduttività della pittura di Manzoni per il critico dipende appunto molto dalla sua inclinazione ad «essere nuvola, ad accoglierci con le nostre domande, le nostre ossessioni, le nostre nostalgie, le nostre fughe». La scelta estetica di Manzoni va in direzione di un espressionismo astratto, in cui però non manca un riferimento, suggerito o palese, alla realtà, che si tratti di un bosco, di un interno, di un’altra situazione del quotidiano. Il percorso espositivo si compone di sedici opere, quasi tutte su tela e di grande formato, in cui primeggiano i rossi, i blu e i verdi in diverse varianti e sfumature, che dipendono anche dall’utilizzo di materiali diversi, quali sabbia, cenere e leganti.