Corriere del Trentino

Manzoni a Palazzo Libera Universo di segni e colori

- di Gabriella Brugnara

«Noi possiamo cullarci stancament­e sull’altalena stanca dell’espression­ismo astratto, per non restare orfani di certezze scolastich­e postmodern­e, ma dobbiamo invece avere il coraggio di ripetere con Andrea Viliani, che si è occupato più volte di lui: «Ci sono anche, nelle conversazi­oni che abbiamo avuto con Franco, delle parole che in genere gli artisti non usano, come necessità, passione, trasporto, scoperta. Sembrano parole “ingenue” a chi fa il mestiere dell’Arte e invece sono proprio le parole che credo sia più utile utilizzare per chi, nel suo percorso intellettu­ale, scopre l’Arte e la scopre da un altro punto di vista”».

Mario Cossali fa propria l’osservazio­ne di Viliani per raccontare La pittura di Franco Manzoni, la mostra di cui è curatore, che fino al 27 maggio è visitabile presso Palazzo Libera, a Villa Lagarina (mercoledì, giovedì, venerdì 1418; sabato, domenica 10-18). Organizzat­a dal Comune di Villa Lagarina, l’iniziativa, come spiega Cossali, conduce all’interno di un «universo di segni e di colori che non si nega a nessuna interpreta­zione perché contiene la forza della natura come la tensione del sogno, l’estasi del piacere come l’aridità della solitudine e il mistero di una visione non prevista, sfuggita al controllo e volata libera nel suo cielo».

Franco Manzoni (Trento, 1964) già dall’adolescenz­a si avvicina alla pittura e frequenta, tra gli altri, artisti quali Paolo Vallorz e Riccardo Schweizer. Dal 1999 tiene personali e partecipa a collettive in spazi pubblici e gallerie private. Dal 2013 il suo curriculum con le pubblicazi­oni delle opere e l’intera rassegna stampa è custodito presso l’Archivio del Novecento del Mart. Quello che sempre più oggi manca è, secondo Cossali, la capacità di immaginare, di andare oltre il dato contingent­e ed essere ancora capaci «di pensare alle nuvole, di vederle». Come accade ai bambini che si perdono a indovinare le forme dei cirri bianchi nel cielo, per vederle di lì a poco sfrangiars­i e mutare aspetto. La seduttivit­à della pittura di Manzoni per il critico dipende appunto molto dalla sua inclinazio­ne ad «essere nuvola, ad accoglierc­i con le nostre domande, le nostre ossessioni, le nostre nostalgie, le nostre fughe». La scelta estetica di Manzoni va in direzione di un espression­ismo astratto, in cui però non manca un riferiment­o, suggerito o palese, alla realtà, che si tratti di un bosco, di un interno, di un’altra situazione del quotidiano. Il percorso espositivo si compone di sedici opere, quasi tutte su tela e di grande formato, in cui primeggian­o i rossi, i blu e i verdi in diverse varianti e sfumature, che dipendono anche dall’utilizzo di materiali diversi, quali sabbia, cenere e leganti.

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