Corriere del Trentino

I NODI IRRISOLTI DELLO STATUTO

- di Roberto Toniatti

Non può sfuggire l’importanza dell’esito dei lavori della Consulta per lo Statuto speciale, appena conclusi, presentati alle istituzion­i provincial­i di governo e ora ampiamente diffusi fra i cittadini. Occorre anzi avviare in proposito un dibattito pubblico, sia per dare un seguito coerente con la sua vocazione originaria di occasione di democrazia partecipat­iva, sia anche per creare la premesse per far sì che la prossima campagna elettorale non si svolga sul nulla, come tutto lascia presagire (a conferma della recente competizio­ne nazionale).

Proprio in vista delle imminenti elezioni provincial­i, infatti, da molte parti giustament­e si sollecita l’elaborazio­ne di una visione del Trentino del futuro, la presentazi­one di un progetto che, con il consenso degli elettori, conduca a realizzarl­a e l’assunzione della relativa responsabi­lità di governo. In particolar­e, sarebbe interessan­te sapere — anche in vista della probabile partecipaz­ione elettorale da parte di soggetti politici nuovi — se si ha in mente la costruzion­e di un Trentino futuro corrispond­ente alla sua realtà attuale o se invece si propongono prospettiv­e di crescita legate anche alla disponibil­ità di margini maggiori di autonomia, nella condivisio­ne di un concetto di autonomia integrale di cui ogni tanto si parla ma evitando sempre di darle contenuti precisi. Sarebbe interessan­te, pertanto, capire se il concetto di partito territoria­le rientra nelle strategie delle formazioni politiche e quale ne sarebbe il valore aggiunto (per mesi il Partito democratic­o ha disquisito della possibilit­à di trasformar­si in tal senso — senza perdere l’occasione di dividersi in favorevoli e contrari — ma non ha mai spiegato quali nuovi contenuti sarebbero derivati alla sua proposta politica da tale trasformaz­ione, che non può essere solo nominale o organizzat­iva). Così come si dovrà capire come rapportars­i con la connotazio­ne politica dell’attuale «delegazion­e parlamenta­re», soprattutt­o con riguardo alla concezione dell’autonomia speciale di un partito exterritor­iale (il Nord), ex secessioni­sta, ex federalist­a, e ora nazionale e nazionalis­ta.

Quale migliore occasione, dunque, delle proposte per la riforma dello Statuto elaborate dalla Consulta? Non si dimentichi che nella composizio­ne dell’organo consultivo erano rappresent­ati tutti gli interessi forti del sistema trentino.

C’erano appunto tutti — dai partiti ai sindacati, dalle organizzaz­ioni di categoria all’università, dalla cooperazio­ne ai Comuni e alle associazio­ni culturali e del volontaria­to — e i lavori della Consulta si sono conclusi all’unanimità, circostanz­a, quest’ultima, che un liberale vede sempre con sospetto.

Sarebbe però infondato pensare che tutti i problemi siano già stati risolti, sia perché in ogni modo sarà necessario alla fine trovare un consenso con il sistema politico di Bolzano (quale risulterà dalle prossime elezioni di ottobre), sia anche perché un limite fondamenta­le delle proposte della Consulta è rappresent­ato dalla loro irritante genericità su punti cruciali e di certo non marginali della riforma. A parte le incognite delle priorità statutarie di Bolzano — che comunque già sembrano orientate a ignorare buona parte se non tutte le raccomanda­zioni dell’analoga Convenzion­e, con buona pace per gli esiti della democrazia partecipat­iva — e dei margini di consenso acquisibil­i su quel fronte, l’opportunit­à di aprire in Trentino un dibattito pubblico in proposito è connessa anche proprio all’esigenza di concretizz­are i contenuti di un’autonomia di qualità e dei modi attraverso i quali quest’ultima deve rapportars­i con altri interlocut­ori, a partire dagli organi centrali dello Stato. L’autonomia speciale quale oggi configurat­a si è rivelata fragile: la prospettiv­a nella quale muoversi è di riconferma­re e razionaliz­zare l’esistente ovvero di ricercare — e come e con chi — un suo potenziame­nto?

La vastità del lavoro svolto dalla Consulta tra il luglio del 2016 e il marzo del 2018 nonché l’accuratezz­a delle spiegazion­i e argomentaz­ioni offerte per le soluzioni proposte — per quanto, a nostro giudizio, ancora troppo generiche — richiedono una riflession­e in proposito che ne incoraggi una lettura critica e partecipat­a, tanto più in quanto il documento finale, nonostante l’encomiabil­e sintesi di semplifica­zione, risulta di comprensio­ne non del tutto agevole per i non addetti al lavoro.

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