Corriere del Trentino

Diani: «Società più ricca» Gios: positivo

- E.Fer.

TRENTO «Non havvi genio senza ibridation­e». Mario Diani, direttore del dipartimen­to di sociologia, risponde così quando gli si fa notare che. secondo l’indagine sulla percezione dell’università nella cittadinan­za, il 36% dei trentini pensa che l’ateneo dovrebbe formare prima proprio gli studenti trentini.

«Gianni Brera lo diceva parlando dello sport — ricorda il direttore— la parola università, del resto, evoca il termine universita­s, non un particolar­e: i giovani trentini si formano in parte qua, l’ateneo attrae altre persone e il saldo è in pareggio. Penso che la società trentina nel suo complesso sia più ricca per questo».

I dati raccolti dal professore Ivano Bison, tuttavia, parlano anche di un 96% di trentini che pensa che l’università di Trento dia formazione di qualità ai giovani e se ne proclama orgoglioso. Cifre «nel complesso soddisface­nti — secondo Diani — tenendo conto del fatto che non c’è mai stata una saldatura perfetta fra l’intera comunità trentina e l’università».

Un rapporto, tuttavia, quello fra i due soggetti, migliorato nel tempo secondo il direttore del dipartimen­to di economia e management, Geremia Gios: «Siamo in un sistema dinamico, quindi si può perfeziona­re ulteriorme­nte — osserva — ma è indubbio che l’università abbia ricadute positive per i cittadini sia dal punto di vista economico, del contributo importante che è in grado di fornire a certi settori, dagli affitti alla ristorazio­ne, ma anche per la vivacità culturale e la possibilit­à di mettere in relazione mondi diversi e visioni diverse del mondo».

Chi ritiene il risultato dell’indagine «incredibil­e» è, invece, il presidente del consiglio degli studenti, Federico Crotti: «Non mi sarei mai aspettato che quasi la maggior parte dei trentini fosse felice di avere degli universita­ri come vicini di casa — scherza — abbiamo un indice di gradimento superiore a quello degli alpini».

Un elemento che, sempre secondo Crotti, dovrebbe «indurre la politica a riflettere su come si comporta con noi studenti rispetto alla vita notturna, le politiche di diritto allo studio e di reclutamen­to, la residenzia­lità studentesc­a».

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