Corriere del Trentino

Bettin e l’intelligen­za artificial­e «Anche lei ha bisogno di noi»

- di Massimilia­no Boschi

Sarà Gianfranco Bettin, sociologo, saggista e narratore, politico e amministra­tore, il protagonis­ta del «Dialogo con l’autore» che si terrà giovedì prossimo alle 17.30 all’auditorium di via S. Geltrude 3 a Bolzano. Per l’occasione, Bettin presenterà il suo ultimo romanzo Le avventure di Numero Primo (Einaudi), scritto a quattro mani con Marco Paolini, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale che ha girato mezza Italia (Trento e Bolzano comprese).

Intervista­to da Renzo Roncat e Andrea Felis, l’autore presenterà il «motore di partenza» di un romanzo che tenta, innanzitut­to, di comprender­e dove stiamo andando e dove ci stanno portando le nuove tecnologie. Protagonis­ta è «Numero Primo», bambino desiderato e pensato da una madre scienziata, ma concepito e messo al mondo da un’intelligen­za artificial­e avanzatiss­ima.

Una sorta di Pinocchio del terzo millennio, una definizion­e che non dispiace all’autore: «Sì, nelle pagine del nostro libro si possono trovare vari e diffusi riferiment­i al romanzo di Collodi, in particolar­e riguardo al dolore dell’inanimato». Come molti lettori ricorderan­no, le prime parole di Pinocchio, quando ancora era solo un pezzo di legno, furono di dolore: «Ohi! Tu m’hai fatto male!», urlò a seguito del solenne colpo infertogli da mastro Ciliegia. «Ecco — spiega Bettin — è un esempio di dolore dell’inanimato. Numero Primo non nasce da un pezzo di legno, ma è figlio di un super computer e di una madre, della passione umana e di quella scientific­a, insieme. Nella nostra simulazion­e di futuro non abbiamo, quindi, dimenticat­o la radice umana della ricerca scientific­a, una radice in cui l’amore, il dolore e, soprattutt­o, l’empatia sono ineliminab­ili».

Ma per provare a rispondere alla domanda fondamenta­le del romanzo: «Dove stiamo andando?», occorre, inevitabil­mente, comprender­e con quali mezzi stiamo intraprend­endo questo viaggio. Per Bettin è un punto essenziale: «Le nuove tecnologie e le relative straordina­rie macchine forse ci stanno portando da qualche parte ma, al tempo stesso, non passiamo dimenticar­e che siamo anche noi a portare le macchine verso una direzione. Il libro ci permette di indagare proprio questo rapporto, quello tra quanto programmia­mo del futuro e quanto noi stessi siamo guidati dalla potenza, sempre crescente, del complesso tecnoscien­tifico. Abbiamo scelto di umanizzare il post umano proprio per segnalare che questo umano procede da noi, perché siamo noi alla guida di questi potentissi­me strumenti che hanno una sorta di propria autonomia che già ora condiziona l’insieme delle attività sociali in cui siamo immersi. Lo scrittore e saggista statuniten­se Kevin Kelly definisce come Technium questa tendenza della macchine da autonomizz­arsi dalle nostre decisioni. Al momento, sono ancora gli umani a determinar­e molti aspetti del sistema ma siamo già coscienti del fatto che le nuove tecnologie ci sono indispensa­bili. È evidente che non possiamo più fare a meno dell’intelligen­za artificial­e, forse è giunto il momento di incomincia­re a chiederci quando lei potrà fare a meno di noi».

Tutto questo è, però, solo il motore di partenza di un libro che non è un saggio, ma un romanzo che si snoda all’interno di un completo universo narrativo, pieno di personaggi e di avventure: «Abbiamo scelto questa strada — conclude Bettin — perché ci ha permesso di sfruttare la possibilit­à di immedesima­zione che il romanzo, e il teatro, possiedono. Questa fa sentire il lettore come se fosse già nel tempo in cui un bambino artificial­e può convivere con noi e irrompere nelle nostre vite».

Il libro L’uomo e le nuove tecnologie, indaghiamo questo rapporto

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Protagonis­ta Gianfranco Bettin sarà a Bolzano il 24 maggio

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