Corriere del Trentino

«Fuori campo» denuncia: migranti bloccati, ostaggi

Medici senza frontiere presenta il dossier: 10.000 persone distribuit­e in dieci insediamen­ti

- di Chiara Currò Dossi

Il sistema di accoglienz­a BOLZANO italiano ha seri problemi in termini di capacità. Negli ultimi anni, anche in seguito agli accordi con la Libia, gli sbarchi di migranti sono diminuiti ma le richieste d’asilo sono aumentate, a dimostrazi­one che il problema è molto più complesso. Problemati­ca risulta anche la struttura emergenzia­le del sistema: il rapporto fra strutture d’emergenza e centri Sprar sarebbe di 8 a 2. Si è continuato ad agire in situazione di emergenza, con il risultato di avere un sistema di accoglienz­a che vive dello sfruttamen­to delle persone. Fortunatam­ente esempi di solidariet­à arrivano dal basso, con la società civile che si mobilita per offrire servizi e sportelli informativ­i che sarebbe auspicabil­e fossero parte del sistema di accoglienz­a nazionale.

Fenomeni che toccano anche la realtà altoatesin­a, dove cresce il numero dei migranti bloccati a Bolzano, spesso respinti alla frontiera in maniera sommaria, senza la possibilit­à di manifestar­e l’intenzione di richiedere asilo. E chi arriva nel capoluogo autonomame­nte, ossia al di fuori dei trasferime­nti disposti dal Ministero, non ha diritto a un posto in accoglienz­a per effetto della «circolare Critelli».

Questo, in sintesi, il contenuto di «Fuori campo», il secondo rapporto annuale di Medici senza frontiere, presentato ieri sera al Vintola e che offre una «mappatura della marginalit­à» di chi si vede negata la richiesta d’asilo politico (o che è in attesa di risposta). Come spesso accade quando si parla di persone, i numeri non possono che essere delle stime. «E in questo caso sicurament­e al ribasso — spiega Bianca Benvenuti di Medici senza frontiere —. Grazie alla collaboraz­ione con le associazio­ni sul territorio abbiamo stimato che il numero di esclusi dal sistema di accoglienz­a sono almeno 10 mila persone, distribuit­e in 50 insediamen­ti». Ma si tratta di una fetta di popolazion­e difficile da censire, «dal momento che cerca di proposito di essere invisibile e non raggiungi- bile per evitare sgomberi forzati — prosegue Benvenuti —. Troppo spesso il circuito di accoglienz­a non è in grado di rendere autonome le persone, non riesce a favorirne l’integrazio­ne e spesso è teatro di soprusi». In crescita è il fenomeno dei migranti «in transito», «categoria scomoda che le normative europee non vogliono riconoscer­e, nella convinzion­e di riuscire così a evitare i movimenti secondari. Un fenomeno che tocca soprattutt­o le città di confine, con migranti che vivono all’aperto o in edifici occupati, sottoposti a numerose tipologie di violenza, il che non fa che aumentarne la marginalit­à».

La denuncia di Yasmine Accardo (Lasciateci entrare) è invece contro i Centri di permanenza per i rimpatri: «Si tratta di strutture peggiori dei carceri, nelle quali vengono rinchiuse persone vulnerabil­i che spesso non sanno nemmeno perché si trovano lì. Parliamo di persone in attesa di una risposta circa la loro richiesta d’asilo, rinchiusi per periodi interminab­ili e sottoposti a ingiustizi­e di ogni genere. Strutture che vanno evitate, non certo fatte proliferar­e».

Chi è in transito «Categoria scomoda che le normative europee non vogliono riconoscer­e»

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