Joy per i 70 anni di Simma
Egna, da sabato la mostra dell’artista poliedrico per il suo compleanno Esposti 56 taccuini: «Il titolo vuole ricordare i miei momenti giovanili»
Quante persone possono vantare nel proprio curriculum tre album musicali, due libri, sei sedie, alcune abitazioni e due depuratori? Molto probabilmente, una sola al mondo: il suo nome è Benno Simma, è nato a Brunico 70 anni fa e nella realtà liquida di questi anni sembra sguazzarci come un ragazzino al suo primo bagno estivo. Se ne scriviamo qui, è perché sabato 26 verrà inaugurata al Kunstforum Unterland di Egna: Joy, una mostra (aperta fino al 9 giugno) che ospiterà cinquantasei taccuini da viaggio che Simma ha riempito di disegni negli ultimi sette anni.
Ce ne mostra un paio in anteprima. il primo e l’ultimo della serie. Li sfoglia rapidamente, poi li appoggia sul tavolo per mostrare gli «strumenti di lavoro». Da una tasca della giacca estrae una piccola scatola nera, la apre e compare il classico e coloratissimo godet contenente gli acquerelli, da altre due tasche spuntano altrettante penne «made in Japan». Una volta terminato, passa a spiegare la mostra: «Il titolo dice quasi tutto. Si intitola Joy perché esplicita la gioia di tornare ai miei anni giovanili, quelli in cui non si sono ancora fatte le scelte decisive». Per essere chiari, i disegni esposti non risalgono a quegli anni, ma ripescano in quelle emozioni: «Li rivivo dal punto di vista visivo e come spezzoni di testo, liberi non da comitato centrale. Ripescano sentimenti degli anni in cui non ero ancora architetto professionista iscritto all’ordine, emozioni che posso rivivere oggi che sono felice di non esserlo più. Ho attinto al passato ma vi ho aggiunto la capacità di osservazione e di valutazione di oggi. Il simbolo del fate l’amore e non la guerra inserito nella o è anch’essa una citazione degli anni giovanili, mentre il titolo in inglese mi serviva per superare la questione del bilinguismo».
Tutto questo ha a che fare anche con uno speciale «anniversario». Lo scorso 14 maggio, Benno Simma ha compiuto settant’anni, inevitabilmente ha guardato indietro, inevitabilmente ha pensato di festeggiare come si deve: «L’inaugurazione di Joy (il 26 maggio alle ore 20) sarà anche l’occasione per celebrare il mio compleanno, ci sarà un buffet e musica dal vivo, ma io non suonerò».
Oltre ai 56 taccuini verrà esposta una parete di otto metri formata da pagine strappate da altri libretti «fuori collezione»: «Sono disegni sciolti fatti su una pagina doppia dei taccuini che ho deciso di esporre per lasciarli alla visione altrui. I libretti, infatti, sono miei e miei resteranno. Insieme a questi, verranno esposti anche alcuni miei dipinti ispirati agli artisti degli anni sessanta, soprattutto espressionisti astratti: Rohtko, Pollock e altri. Maestri che mi permetto di prendere in giro, molto bonariamente». Lo farà anche attraverso le abituali scritte che sono parte integrante delle sue creazioni, alcune realizzate come se fossero riflesse da uno specchio: «So che c’è un precedente illustre, ma Leonardo utilizzava la scrittura speculare anche in corsivo, io ci ho provato con risultati pessimi. Testi e immagini sono figlie di un lungo percorso di allontanamento della grafica e dalla scrittura da architetto. Tutto doveva essere preciso e ben delineato, col tempo ho provato a riacquistare uno stile libero». E questo ci riporta al ragazzino che sguazza tra le onde. Perché Simma potrebbe rappresentare il sudtirolese del terzo millennio: perfettamente bilingue, in grado di spaziare dalla cultura tedesca a quella italiana senza il minimo problema, non fosse che non ha nessuna ha intenzione di farsi irregimentare: «Le radici mi importano fino a un certo punto, la mia attività è anche una sorta di fuga dalle questioni che sembrano monopolizzare l’interesse dei politici e dei media a Bolzano e provincia. Sinceramente mi hanno stancato». Come è giusto che sia, la sua identità ha molto più a che fare con le scelte che con le radici. Ufficialmente è un pensionato, ma si può definire tale chi vive cantando, creando musiche (le prossime per le poesie di Sergio Camin inserite nello spettacolo Bastarda sera, che andrà in scena a dicembre al Teatro Cristallo) disegnando, dipingendo e, soprattutto, viaggiando? «È vero, me ne vado spesso in giro, non solo per la saturazione che descrivevo prima, ma per curiosità culturale. Viviamo tempi che permettono di farlo molto più facilmente di una volta. Ho la fortuna di aver appreso molto e ora posso metterlo a frutto, lavorando liberamente, fuori da lingue e nazionalità. Essenzialmente, però, lo faccio perché ho voglia di farlo, mi piace esprimermi su alcune cose nella maniera che preferisco, attraverso l’arte». A breve partirà per due località del Mediterraneo, la prima è inutile rivelarla, mentre la seconda è un simbolo di questa epoca: Lesbo, l’isola greca che ospita migliaia di migranti, impossibilitati a raggiungere l’Europa. Come sempre, Simma osserverà luoghi e persone, disegnerà e prenderà appunti. Poi, chi vorrà, potrà osservare il risultato sulle sue pagine sui social network. Chi lo conosce ha imparato a fidarsi del suo sguardo.