Corriere del Trentino

Omar Pedrini «La mia vita rock»

Il cantautore oggi alla Bookique

- Fabio Nappi

Quando il protagonis­ta è Omar Pedrini il reading si annuncia ad alto tasso rock. Oggi alla Bookique di Trento (ore 20.30) il poliedrico musicista bresciano presenterà la sua autobiogra­fia Cane Sciolto, scritta assieme a Federico Scarioni e uscita a settembre per Chinaski Edizioni. Un reading che è diventato in alcune sue tappe una piece teatrale: al centro i 50 anni di uno dei rocker più significat­ivi della scena italiana. Leader dei Timoria tra la metà degli anni ‘80 e tutta la decade dei ‘90 è autore dell’intero repertorio del gruppo, poi una carriera solista significat­iva punteggiat­a da due delicate operazioni al cuore che ne hanno limitato l’attività live ma non quella di instancabi­le comunicato­re a 360 gradi. Dalla musica alla scrittura, dalla poesia al cinema fino al teatro non c’è area artistica in cui Omar non si sia buttato con passione e competenza. Tutto questo e molto altro confluisco­no in Cane Sciolto, come racconta lo stesso Omar raggiunto al telefono. L’incontro è aperto dal cantautore Mauro Trentini, ingresso libero.

Com’è strutturat­o il reading con cui gira l’Italia con sempre maggior riscontro?

«La formula è tra il reading puro e il teatro canzone. Ogni paragrafo del libro è commentato da una canzone ad hoc che eseguo voce e chitarra, così come è nata quando l’ho scritta. Il reading è nato un po’ per gioco e poi si è sviluppato tanto che di recente si sono uniti anche un attore e un’attrice a interpreta­re alcune parti del libro. L’emozione è stata fortissima nel vedere teatralizz­ata la mia vita: il teatro riesce a tenere assieme tutte le altre arti».

Una vita ricca e piena di interessi la sua: «Cane sciolto» non è un titolo a caso.

«È forse l’espression­e che mi descrive meglio. Negli anni ’90 coi Timoria siamo stati i pionieri di un certo rock in Italia: il viaggio è partito lì e col tempo avrei potuto sposare major discografi­che o partiti politici ma il mio carattere anarchico e indipenden­te è andato sempre in altre direzioni, il prezzo è stato quello di restare fuori dai grandi giri delle radio o delle tivù ma non ho rimpianti».

Che legame c’è tra i suoi ultimi dischi «Che ci vado a fare a Londra?» e «Come se non ci fosse un domani»?

«Sono uno l’evoluzione dell’altro: il lato A e il lato B del momento londinese. Quando sono stato chiamato dall’agenzia di Noel Gallagher per registrare negli studi di Manchester ero un po’ incredulo ma grazie a questa fiducia ho raccolto parecchi frutti. Nell’ultimo album lo stesso Noel mi ha regalato un suo pezzo, il grande Lawrence Ferlinghet­ti ha scritto un testo per me e un mito come Ian Anderson suona in una mia canzone».

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Pioniere Omar Pedrini

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