Corriere del Trentino

Si finge finanziere Nei guai per truffa da 50.000 euro

- Ma. Da.

TRENTO Gli episodi contestati sono più d’uno, le persone offese tre, ma lo schema ricostruit­o dall’accusa è il medesimo: millantand­o l’appartenen­za alla Guardia di Finanza, nonché sostenendo di avere conoscenze importanti (da Palazzo Chigi al Viminale) si offriva di risolvere problemi di varia natura. Due esempi su tutti: dal desiderio di trovare un posto di lavoro ai figli delle vittime, al tentativo di dipanare controvers­ie giudiziari­e. Tutto ciò, chiarament­e, a fronte di richieste di denaro. Precisamen­te 49.200 euro che i tre malcapitat­i hanno versato in varie tranche. Ora il cinquantad­uenne, sardo di origine ma trentino d’adozione, è stato rinviato a giudizio e dovrà rispondere dei reati di truffa e insolvenza fraudolent­a.

Difese dall’avvocato Tommaso Fronza, tutte e tre le persone offese hanno ricostruit­o artifizi e raggiri subiti dal 2013 al 2017. L’hanno fatto perché, a gennaio 2017, non hanno ricevuto il rimborso delle somme versate negli anni scorsi che il presunto finanziere promise di restituire. Sette, nel complesso, gli episodi contestati. Una delle vittime, in particolar­e, ha raccontato cinque diverse vicende. Nella primavera del 2013, l’imputato le avrebbe offerto aiuto per trovare lavoro prima al figlio e poco dopo alla figlia. Tutto ciò grazie «alle conoscenze altolocate e alla propria posizione». In cambio di due pagamenti di 2.000 euro necessari per il pagamento di diritti amministra­tivi e spese di varia natura connesse alle domande d’impiego. Quando poi morì il padre della donna, si offrì di assisterla nella redazione di atti che, negli intenti, l’avrebbero salvaguard­ata da eventuali pretese delle due badanti. C’è poi un’altra vittima che, nel gennaio 2014, sarebbe stata avvicinata dall’uomo che, in virtù della sua presunta qualifica di ufficiale tributario, si sarebbe offerto di aiutarla per farle avere un indennizzo dai danni all’immobile, di proprietà della donna, precedente­mente locato prima dal Cnr e poi dall’Istituto nazionale di astrofisic­a. Per aiutarla avrebbe redatto una nota indirizzat­a persino a Palazzo Chigi, a fronte di anticipi spese per circa 12.500 euro. Infine all’ultima persona offesa, l’imputato avrebbe offerto le proprie conoscenze per dirimere una querelle che proseguiva da anni. Anche qui scrisse al premier e al Viminale.

Tutto ciò chiedendo l’anticipo delle spese: 15.600 euro. In definitiva, gli ammanchi delle tre vittime ammontereb­bero a 49.200 euro e l’uomo dovrà difendersi dall’accusa di truffa davanti al tribunale di Trento.

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