«L’Islam non è terrorismo» I pensatori islamici più influenti non sono tradotti nelle lingue europee
Presentato a Sociologia il volume a cura di Corrao e Violante Interventi di 14 studiosi con lo scopo di scardinare i pregiudizi
«L’equazione tra Islam e terrorismo è una menzogna e una sciocchezza»: sono parole di papa Francesco, che in un’intervista apparsa ieri sull’Eco di Bergamo ha voluto ribadire — come già in altre occasioni — l’assurdità dell’associazione Islam-terrorismo. Lo stesso si propone un libro di recente pubblicazione, anch’esso assai diretto ed esplicito negli intenti sin dal titolo:
L’Islam non è terrorismo (Il Mulino), a cura di Francesca Maria Corrao e Luciano Violante, un volume nel quale — citando la presentazione — «intellettuali di varia provenienza e formazione tracciano un quadro economico, giuridico, filosofico e culturale che mette in evidenza i punti comuni alle diverse culture del Mediterraneo al fine di promuovere un dibattito costruttivo, rispettoso della dignità dell’altro».
Il testo è stato presentato ieri pomeriggio al dipartimento di Sociologia di Trento in un incontro seminariale moderato dal professor Domenico Tosini, che considera il testo efficace sin dal titolo per «scardinare l’equivalenza vergognosa tra la vastità culturale dell’Islam e certe manifestazioni estremistiche e terroristiche». Alla curatrice Francesca Maria Corrao, docente di Lingua araba e Islam: culture and politics all’Università Luiss di Roma, il compito di presentare la finalità e la struttura generale del libro, che si compone di quattordici interventi, di cui sette affidati a studiosi islamici e sette a studiosi non islamici (casualità, il sette per l’Islam rappresenta la perfezione).
«L’idea del libro nasce dall’intento di Violante di contrastare il dilagare di pregiudizi e ignoranza diffusi sull’Islam attraverso un testo con un taglio scientifico e divulgativo allo stesso tempo, rivolto agli studenti universitari ma anche a un pubblico più vario, a interessi e curiosità diverse. Gli interventi — continua — spaziano su numerosi argomenti afferenti al mondo islamico: teologia, storia, cultura, diritto, filosofia, economia, sociologia, etica, diritti delle donne, più un racconto finale, Il
gatto e l’Islam, della scrittrice italiana di origine somala Igiaba Scego. Il tutto — conclude Corrao — per permettere di approfondire la conoscenza dell’Islam e promuovere un dialogo sincero e onesto; altrimenti il rischio è di diventare noi tutti, senza accorgersene, terroristi, cadendo nella dittatura del pensiero unico».
Una dittatura alla quale non sottostà di certo uno degli autori del volume, l’islamologo e orientalista Massimo Campanini, già docente all’Università di Trento, che in più occasioni — in particolare nel volume Islam, religione dell’Occidente (Mimesis, 2016) — ha mostrato le strette relazioni commerciali, sociali e culturali tra mondo musulmano e mondo europeo: «L’Islam non è una religione orientale ma occidentale, è l’altra faccia della cultura europea cristianoebraica: la linea è Atene, Gerusalemme, Mecca. Pensate solo quanto filosofi islamici come Averroè hanno influenzato la cosmogonia dantesca del Paradiso e la filosofia del Convivio o a quante sono, più semplicemente, le parole di origine araba presenti in italiano (zucchero, albicocca, limone, zero, algebra…) o al persiano Shah Mat, «il re è morto», ossia il nostro “scacco matto”». La riscoperta di questo patrimonio culturale si scontra però con vari fattori: «I pensatori islamici più influenti non sono tradotti nelle lingue europee, un vuoto culturale da colmare — come stiamo facendo con la Jaca Book per Hasan Hanafi, che per levatura e influenza si può paragonare a Gadamer — l’arabo e il persiano vengono poco studiati e spesso i manuali scolastici di storia hanno un’impostazione pregiudiziale, eurocentrica. In più — spiega Campanini a margine dell’incontro — la conoscenza media dell’Islam è bassissima e la percezione negativa di tale religione è in crescita: dall’11 settembre 2001 in poi è stato un crescendo rossiniano di mistificazione voluta, di costruzione di un nemico ideale. Tutto ciò si può combattere solo con l’informazione e l’istruzione».