UN’AMBIGUITÀ PERICOLOSA
Se vivessimo in un Paese normale — politicamente parlando — quanto accaduto l’altra sera nel consiglio comunale di Trento, in merito alla gestione della sicurezza urbana, avrebbe portato una qualsiasi maggioranza a interrogarsi sul proprio futuro. Abbiamo invece assistito unicamente a un balletto di prese di posizione a dir poco imbarazzante; quasi ci trovassimo di fronte a un’allegra compagnia che riduce la politica a una sorta di mero passatempo dove si può dire tutto e il contrario di tutto senza assumersene le responsabilità. Un sindaco è stato di fatto impallinato da un partner di peso come il Patt, su una questione tra le più controverse e delicate per una città, e a Palazzo Thun si va avanti come nulla fosse. Se questa è la prassi, c’è di che essere preoccupati.
Il Patt, è vero, votando i passi più aspri della mozione del centrodestra, ha agito nel solco del suo programma elettorale. Peccato però che le Stelle Alpine, a oggi, si trovino ancora organici al centrosinistra. Determinate prese di posizione, quindi, vanno quantomeno concordate e discusse con gli alleati in modo da evitare spiacevoli scivoloni.
Il tema della sicurezza è ormai diventato una sorta di mantra per ogni forza politica. Si sfruttano le paure dei cittadini — che ci sono — per un pugno di voti. Ma una maggioranza che si ritiene tale dovrebbe agire in maniera diversa. Il Patt non è soddisfatto di come il sindaco sta gestendo la sicurezza? Lo metta spalle al muro, fissando dei paletti, minacciando l’uscita dall’alleanza e il ritiro dalla giunta dei propri assessori se la situazione dovesse protrarsi in maniera sonnacchiosa. Perché c’è da salvaguardare la responsabilità politica assunta davanti agli elettori nel momento in cui si è deciso di firmare un patto di governo. Ciò non vuol dire accettare supinamente ogni decisione, il pensiero unico è l’antitesi della democrazia. Esiste tuttavia un codice comportamentale che va rispettato, piaccia o meno. Gli autonomisti votando la mozione del centrodestra (il possibile coinvolgimento dell’esercito è solo un piccolo tassello e nemmeno il più significativo) hanno condiviso l’idea dell’esistenza di un capoluogo in mano alla delinquenza. Una fotografia — giusta o sbagliata, qui non conta — che cozza però in maniera palese con quella della maggioranza: ce ne sarebbe abbastanza per sciogliere gli accordi in atto. Invece tutti ai propri posti, a ricercare faticosamente possibili punti di inclusione. Ma l’ambiguità rimane ed è pericolosa.