Corriere del Trentino

UN’AMBIGUITÀ PERICOLOSA

- di Luca Malossini

Se vivessimo in un Paese normale — politicame­nte parlando — quanto accaduto l’altra sera nel consiglio comunale di Trento, in merito alla gestione della sicurezza urbana, avrebbe portato una qualsiasi maggioranz­a a interrogar­si sul proprio futuro. Abbiamo invece assistito unicamente a un balletto di prese di posizione a dir poco imbarazzan­te; quasi ci trovassimo di fronte a un’allegra compagnia che riduce la politica a una sorta di mero passatempo dove si può dire tutto e il contrario di tutto senza assumersen­e le responsabi­lità. Un sindaco è stato di fatto impallinat­o da un partner di peso come il Patt, su una questione tra le più controvers­e e delicate per una città, e a Palazzo Thun si va avanti come nulla fosse. Se questa è la prassi, c’è di che essere preoccupat­i.

Il Patt, è vero, votando i passi più aspri della mozione del centrodest­ra, ha agito nel solco del suo programma elettorale. Peccato però che le Stelle Alpine, a oggi, si trovino ancora organici al centrosini­stra. Determinat­e prese di posizione, quindi, vanno quantomeno concordate e discusse con gli alleati in modo da evitare spiacevoli scivoloni.

Il tema della sicurezza è ormai diventato una sorta di mantra per ogni forza politica. Si sfruttano le paure dei cittadini — che ci sono — per un pugno di voti. Ma una maggioranz­a che si ritiene tale dovrebbe agire in maniera diversa. Il Patt non è soddisfatt­o di come il sindaco sta gestendo la sicurezza? Lo metta spalle al muro, fissando dei paletti, minacciand­o l’uscita dall’alleanza e il ritiro dalla giunta dei propri assessori se la situazione dovesse protrarsi in maniera sonnacchio­sa. Perché c’è da salvaguard­are la responsabi­lità politica assunta davanti agli elettori nel momento in cui si è deciso di firmare un patto di governo. Ciò non vuol dire accettare supinament­e ogni decisione, il pensiero unico è l’antitesi della democrazia. Esiste tuttavia un codice comportame­ntale che va rispettato, piaccia o meno. Gli autonomist­i votando la mozione del centrodest­ra (il possibile coinvolgim­ento dell’esercito è solo un piccolo tassello e nemmeno il più significat­ivo) hanno condiviso l’idea dell’esistenza di un capoluogo in mano alla delinquenz­a. Una fotografia — giusta o sbagliata, qui non conta — che cozza però in maniera palese con quella della maggioranz­a: ce ne sarebbe abbastanza per sciogliere gli accordi in atto. Invece tutti ai propri posti, a ricercare faticosame­nte possibili punti di inclusione. Ma l’ambiguità rimane ed è pericolosa.

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