Pale, si stacca una valanga Travolti tre sciatori veneti
Due in gravi condizioni, al vaglio le cause. L’esperto: «Il caldo di maggio aumenta i rischi»
Una valanga ha travolto ieri tre scialpinisti lungo il canale Bureloni, sulle Pale di San Martino. L’ammasso di neve e detriti si è staccato quando i tre, tutti residenti nella provincia di Vicenza, si trovavano a quota 2.400 metri. Due di loro sono in gravi condizioni, ricoverati a Trento e Treviso.
TRENTO Prima è arrivato il rumore, sordo e profondo, subito dopo l’aria, e infine il fiume di neve e detriti che li ha travolti. Mancavano pochi minuti alle 11 quando, ieri mattina, una valanga si è staccata dal canale dei Bureloni, nel gruppo delle Pale di San Martino, investendo tre scialpinisti che facevano parte di una cordata arrivata in Primiero dalla provincia di Vicenza.
Poco distante un altro gruppo di appassionati di montagna ha assistito alla scena. Proprio da uno di loro sarebbe partita la chiamata al numero unico di Emergenza 112. Sul luogo si sono immediatamente recati gli uomini del soccorso alpino e i sanitari del 118 con tre elicotteri, due partiti da Trento e uno da Pieve di Cadore, in provincia di Belluno. Quest’ultimo, giunto in supporto ai primi due velivoli, ha sbarcato il personale medico senza atterrare.
Fin da subito le condizioni di due dei tre scialpinisti travolti sono apparse molto gravi: si tratta di Rosanna Canale, 48enne di Isola Vicentina, e di Daniele Schiavo, 55enne di Montecchio Maggiore, noto istruttore del Club alpino italiano (Cai) del suo paese. La donna e il terzo scialpinista travolto, un ragazzo di 25 anni, sono stati trasportati all’ospedale Santa Chiara di Trento. La 48enne è stata ricoverata in Rianimazione e la prognosi resta riservata. Molto gravi sarebbero anche le condizioni di Schiavo, recuperato con il verricello dall’elicottero bellunese e trasportato all’ospedale di Treviso. Le operazioni di soccorso sono terminate intorno alle 13.20.
Secondo le prime ricostruzioni, l’incidente sarebbe avvenuto a una quota di 2.400 metri. Tutti e tre i feriti sarebbero stati travolti quando si trovavano poco sotto la cima Bureloni, mentre risalivano verso l’omonima forcella. La massa di neve e detriti non li avrebbe completamente sepolti ma trasportati più a valle, procurando loro una serie di traumi.
Le cause che hanno generato la valanga sono adesso al vaglio degli inquirenti. Tra le ipotesi considerate vi è quella di un distacco spontaneo, conseguente all’impossibilità per gli strati più recenti e superficiali di neve di legarsi a quelli sottostanti a causa del caldo degli ultimi giorni. Una motivazione che sarebbe anche all’origine delle altre valanghe, di modeste dimensioni e fortunatamente senza conseguenze, verificatesi nei giorni scorsi in diverse località del Trentino.
«Durante l’inverno siamo noi a causare le valanghe, ora si staccano quando è il momento» spiega Gianluca Tognoni, meteorologo e nivologo di Meteotrentino. «Non conosco il caso specifico né i dettagli di quanto accaduto non essendo salito sul luogo, ma le condizioni di questi giorni aumentano i rischi» continua l’esperto. «C’è molto caldo e a causa di questo la neve ancora presente, soprattutto nei canaloni, non gela — spiega riferendosi alla situazione generale in provincia — Di giorno quindi è già molle e poi, quando si riscalda ulteriormente, all’improvviso si stacca». Per affrontare i canaloni in questo periodo dell’anno, in condizioni ottimali e quindi con la neve che righiaccia durante la notte, Tognoni ricorda che «è bene partire molto presto, verso le 3 o 4 di notte, per poi ridiscendere e trovarsi alla base del canale alle 7, 8 o al massimo alle 9».
Con lo zero termico raggiunto a 3.500 metri, come in questi giorni, l’orario di partenza e di ritorno devono essere quindi anticipato ulteriormente.