Mercato delle pulci, esordio sull’Isarco Il sito «temporaneo» piace ai bolzanini
Decine di ambulanti improvvisati per disfarsi di tv, 45 giri, tricicli e peluche a pochi euro
Non sarà la fiera antiquaria BOLZANO di Arezzo, ma il mercatino delle pulci di Bolzano ha comunque un suo fascino. Un appeal anni ‘80 capace di trasformare una passeggiata all’ombra dei platani del Lungoisarco in un percorso amarcord a ritroso nel tempo. Vecchi numeri di Topolino con il prezzo di copertina ancora in lire (2.000), tazze del Mulino Bianco giallo-guscio-d’uovo, puzzle di Mordillo incorniciati e abiti di paillettes con le spalline imbottite fanno bella mostra su tavoli da picnic e stendibiancheria riadattati per l’occasione dai bolzanini che, per liberare casa da ciarpame e cianfrusaglie, hanno accolto l’invito del Comune e, per la prima volta, dai prati del Talvera - in restyling fino a luglio - hanno ricreato il mercatino dell’usato a cavallo tra ponte Roma e ponte del Twenty.
C’è George, 19enne ecuadoregno cresciuto in Alto Adige, che aiuta il padre a svuotare cantine e poi tiene il banchetto con la zia, «tia Guadalupe», espertissima in fidget spinner quasi quanto in quadretti religiosi ex voto. Ci sono Helmut e Susy, che espongono per la prima volta: da bravi bolzanini, alle 7.30 già sull’attenti con lo stand allestito. Scarpe usate, cinture, occhiali da sole, spremiagrumi e abat-jour: «Avevamo un sacco di roba da smaltire — ammette il 42enne —. C’è un bel flusso di gente ma, a un euro alla volta, non si fa certo una fortuna. Comunque, in quattro ore, abbiamo già raccolto 30 euro». Di questi tempi, grasso che cola. Lo sa bene la signora Lucia, che ha svuotato i cassetti di casa e vende centrini all’uncinetto, set da té, rosari e soprammobili per aiutare la figlia rimasta vedova, pochi mesi fa, a 46 anni. Scuote le spalle: «Si fa quel che si può».
Passeggiando tra statuette segnatempo che negli anni hanno perso sia il blu sia il rosa e ora restano solo i brillantini, tubi di palline da tennis che immaginiamo sgonfie, tostapane, zoccoli, vecchi pattini e televisori a tubo catodico, si arriva davanti all’ombrellone Algida alla cui ombra risuonano le note vintage di «Take on me», dell’altrettanto vintage band norvegese degli A-ha. «Signorina, avrei una maglietta bellissima per lei, guardi!», esordisce l’uomo di mezza età che si presenta come «Dj Giongo, manager del bassista di Vasco». Divide il banchetto con alcuni amici, tra cui Giulia, che il «mondo del mercato» lo ha respirato fin da piccola, curiosando nel banchetto tenuto dalla nonna, e «ce l’ha nel sangue». Tanto da decidere, a occhio, a chi vendere e a chi no: «Con le islamiche tratto, mi piace, ed è nella loro cultura tirare sul prezzo. Con quelle dell’est, invece, non scambio neppure una parola: arrivano in 4 o 5, fanno un po’ di casino e rubano senza che te ne accorgi».
Una finta pelliccia di volpe argentata qua, un vecchio telefono della Sip in plastica rossa là, macchine per scrivere, peluche infeltriti, libri di Remi, giochi da tavola d’antan ma evergreen (domino, forza quattro, scarabeo), gabbiette per canarini, 45 giri e tricicli. Si trova davvero di tutto al mercatino delle pulci cittadino. Anche avventori entusiasti come Luca e Greta, studenti fuori sede di arte e design, innamorati di un paio di jeans pitonati: «Really cool! Ma troppo lunghi». Franc, 58 anni e decenni di esperienza come ambulante improvvisato, ha invece perso la poesia e alla ragazza che, ciabatte in mano, domanda «di queste quanto facciamo?», risponde seccato: «Facciamo niente! Non si contratta. Tengo già i prezzi stracciati, non posso avere anche pazienza». Salvo sciogliersi con la nonnina che chiede se ha biografie e tira fuori Nefertiti, Churchill, Carlo Magno... La giornata è lunga, l’Isarco scorre impetuoso. A sera i platani avranno raccolto mille aneddoti, storie, vite.