Sotto il segno di Baldo
Dieci anni fa, il 27 maggio 2008, moriva Daniele Baldo, il sindaco più amato di sempre dagli aldenesi. Un amore che Daniele ha ricambiato donando al paese un decennio di dedizione totale. Ricordarlo oggi significa evidenziare una persona con doti umane straordinarie, con uno stile nel rapporto con gli altri, amici o avversari, improntato prima di tutto sull’ascolto. Un attributo fondamentale di un Comune virtuoso.
Dopo essere stato per anni presidente della società sportiva Aldeno, Daniele aveva iniziato a occuparsi di amministrazione entrando in Municipio nel 1985. Rivestì prima l’incarico di assessore alle attività sportive e culturali (dall 1985 al ‘90), poi di consigliere (dal 1990 al ‘95) e successivamente di vicesindaco (dal 1995 al 2000). Fu eletto sindaco nel 2000 e nel 2005, guidando il paese fino al momento della sua scomparsa. Non fu un amministratore improvvisato, poteva contare su una lunga esperienza, sulla conoscenza dei meccanismi burocratici, su una rete di relazioni con altri sindaci, con gli uffici della Provincia e con i suoi stessi colleghi. L’amministrazione pragmatica e fortemente dinamica di Fulvio Baldo e il costante lavoro di progetto e di individuazione dei bisogni reali della gente, condotto in completa sintonia con il gruppo di «Aldeno Insieme», furono il supporto che gli permise di cambiare in pochi anni non solo il volto del paese ma anche di trasformarne e migliorarne la vita sociale. Un paese rinnovato per viverci bene: era questa l’idea di Daniele, coltivata e perseguita con grande attenzione ai bisogni dei cittadini, ma pure con lungimiranza, con la capacità cioè di guardare oltre il presente. Basti pensare alla co-residenza, risposta concreta alle necessità degli anziani sempre più numerosi e allo stesso tempo fortemente innovativa, volta a far crescere lo spirito di comunità e di solidarietà. Questa era un’idea che veniva da lontano, quando Daniele ricopriva l’incarico di vicesindaco. Una bella idea che però sembrava astratta ma che si concretizzò qualche anno dopo quando la crisi della Cantina sociale rese disponibile l’area tra via Roma e via Altinate. Amministrativamente fu un piccolo capolavoro, emblematico di come da un momento negativo si possa ricavare un’opportunità. L’area venne acquisita da Itea e la Cantina sanò il suo bilancio. Cominciò un lungo lavoro di relazione nel quale Daniele, forte della sua credibilità, si mise in gioco fino a convincere i partner a sposare il progetto che si concretizzò qualche anno. La capacità di impegnarsi e di credere fino in fondo nelle sue idee fu il tratto principale del suo essere amministratore. La grande attenzione al sociale lo vide poi impegnato nella realizzazione della nuova scuola materna e del nido che nacque, per così dire «dal basso», con l’impegno di un gruppo di genitori che trovarono nel Comune appoggio e incoraggiamento.
Vide poi la luce in quegli anni un progetto che è probabilmente l’intervento urbanistico più importante compiuto sul paese: la sistemazione di piazza Battisti. Un intervento che influiva su fisionomia e identità del paese, ma capace nello stesso tempo di costruire un centro che non fosse soltanto esteticamente dignitoso ma che ne diventasse una sorta di «agorà». La trasformazione regalò un luogo gradevole, dedicato all’incontro dei cittadini e alla celebrazioni dei riti civili della comunità.
Contemporaneamente la valorizzazione dell’alveo del torrente Arione, che taglia a metà l’abitato è stata, oltre che un’operazione funzionale, l’occasione per ribadire uno degli aspetti identitari di Aldeno. La realizzazione del parco dell’Arione con la sua magnifica passeggiata che conduce fino alla zona sportiva, attraversando il polo scolastico, ha dato un nuovo assetto all’abitato. Le rive del torrente rese fruibili e praticabili sono diventate un corridoio verde che porta la campagna nel cuore del paese. Il progetto venne poi completato con la realizzazione del polo scolastico.
Un progetto a lungo pensato e che ha segnato un passo decisivo nella caratterizzazione identitaria di Aldeno. Daniele aveva compreso che un paese, per rimanere tale e non diventare un sobborgo della città, doveva diventare anche un luogo nel quale riconoscersi, del quale fosse possibile innamorarsi. Tutte le opere realizzate durante la sua amministrazione hanno tale caratteristica, parlano cioè dell’amore per il paese e la sua gente. Non si tratta di campanilismo ma di mettere l’intelligenza, la cultura, l’immaginazione e l’azione ragionata al servizio della comunità. In questo senso Daniele è stato il protagonista principale di una generazione di aldenesi che hanno inteso la politica come servizio, come il nobile lavoro di trasformare la realtà e di incidere positivamente sulla qualità della vita degli abitanti.
Daniele era uomo di sport e l’ultima soddisfazione gli venne proprio da tale settore: il finanziamento della nuova palestra che avrebbe completato il centro sportivo. Una struttura funzionale e modellata sulle esigenze delle future generazioni. Sarà la «sua» palestra. Fu forse il primo dei suoi sogni e l’ultimo a realizzarsi. Per questo motivo è già stata depositata presso il Comune dai consiglieri di «Aldeno Insieme» una mozione che sarà oggetto di discussione nel prossimo consiglio comunale e che prevede l’intitolazione della palestra proprio a Daniele Baldo. Il gruppo di «Aldeno Insieme» immagina e auspica che venga approvata all’unanimità, perché l’eredità di Daniele è patrimonio del paese, un valore da portare a esempio per tutti. Gli amici di «Aldeno Insieme» infantile di privilegio e al contempo di trasgressione: per questo l’incredibile velocità delle auto tedesche nelle nostre autostrade; non c’entra la giustificazione buonista che in Germania le autostrade non hanno limiti: no, i tedeschi vedono e rispettano con timore i limiti, anche in Italia. Ma appena si accorgono che da noi i controlli sono meno certi che da loro, immediata è la reazione, al contempo trasgressiva e sprezzante, dell’aumento di velocità fino a livelli sconsiderati. E poi le prevaricazioni al bar, per noi inimitabili, quanto l’atteggiamento del tutto autarchico di moltissimi loro turisti per l’uso di ogni opportunità italiana, ben oltre una comprensibile parsimonia. Pensiamo con minore italica sottomissione a questi ultimi interventi così brutalmente svalutativi e concediamoci il coraggio, almeno reattivo-difensivo, di decidere per noi senza tutori sprezzanti e sempre molto attenti, loro, ai propri interessi
Ezio Bincoletto,