Lech Walesa: «Questa Unione Europea è da riformare»
«Io non volevo essere il capo. Non volevo guidare la rivolta. Io semplicemente non volevo quel sistema di allora». Inizia così, l’intervento del premio Nobel per la Pace Lech Walesa, ospite ieri sera della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e della Eurac Resarch. Si potrebbe dire «un leader per caso» che comunque, alla guida del sindacato cattolico Solidarnosc in Polonia, ha contribuito a una rivoluzione pacifica in tutto l’est Europa. «Non abbiate paura, affrontate la guerra»: furono queste le parole con le quali Papa Giovanni Paolo II benedisse la lotta di Solidarnosc. «Senza Giovanni Paolo II non avrei potuto creare Solidarnosc — ha ricordato Walesa — Il Santo Padre ci ha dato il verbo e noi lo abbiamo tradotto in carne». La lotta al regime comunista è valsa a Walesa il premio Nobel per la Pace nel 1983. Da lì un’ascesa politica che lo ha portato alla presidenza della Polonia dal 1990 al 1995. «Non volevo fare il presidente — ha sottolineato però Walesa — Ma quando ho visto come andavano le cose in Europa ho temuto che quanto fatto sarebbe andato perso». Oggi a preoccupare sono soprattutto i movimenti populisti e i governi di destra. «La democrazia non è in pericolo solo in Polonia ma in tutta l’Europa. Sono un europeista convinto, ma l’Unione va riformata. Il problema sta nel fatto che sia i rappresentanti nazionali sia quelli europei, non si ascoltano e non sanno dialogare. I governi sono fermi, non hanno progetti e non ascoltano. Da qui nascono populismi, soluzioni facili ma in realtà irrealizzabili».