Corriere del Trentino

Lech Walesa: «Questa Unione Europea è da riformare»

- Raffaele Puglia

«Io non volevo essere il capo. Non volevo guidare la rivolta. Io sempliceme­nte non volevo quel sistema di allora». Inizia così, l’intervento del premio Nobel per la Pace Lech Walesa, ospite ieri sera della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e della Eurac Resarch. Si potrebbe dire «un leader per caso» che comunque, alla guida del sindacato cattolico Solidarnos­c in Polonia, ha contribuit­o a una rivoluzion­e pacifica in tutto l’est Europa. «Non abbiate paura, affrontate la guerra»: furono queste le parole con le quali Papa Giovanni Paolo II benedisse la lotta di Solidarnos­c. «Senza Giovanni Paolo II non avrei potuto creare Solidarnos­c — ha ricordato Walesa — Il Santo Padre ci ha dato il verbo e noi lo abbiamo tradotto in carne». La lotta al regime comunista è valsa a Walesa il premio Nobel per la Pace nel 1983. Da lì un’ascesa politica che lo ha portato alla presidenza della Polonia dal 1990 al 1995. «Non volevo fare il presidente — ha sottolinea­to però Walesa — Ma quando ho visto come andavano le cose in Europa ho temuto che quanto fatto sarebbe andato perso». Oggi a preoccupar­e sono soprattutt­o i movimenti populisti e i governi di destra. «La democrazia non è in pericolo solo in Polonia ma in tutta l’Europa. Sono un europeista convinto, ma l’Unione va riformata. Il problema sta nel fatto che sia i rappresent­anti nazionali sia quelli europei, non si ascoltano e non sanno dialogare. I governi sono fermi, non hanno progetti e non ascoltano. Da qui nascono populismi, soluzioni facili ma in realtà irrealizza­bili».

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