Il Piccolo di Milano riabbraccia Castelli e la sua Mara Cagol
Prosa L’attore torna al teatro milanese con «Avevo un pallone rosso» «Rifici ha voluto lo spettacolo rivedendolo, con me in scena c’è Porrini»
Uno dei più illustri rappresentati del teatro «made in Trentino» sul palco del più importante teatro stabile d’Italia. Così Andrea Castelli si prepara a calcare le scene del Piccolo di Milano con Avevo un bel pallone rosso, testo di Angela Demattè per la regia di Carmelo Rifici che racconta la tragica parabola della brigatista Margherita (poi Mara) Cagol tra gli anni di piombo e il difficile rapporto con il padre, interpretato da Castelli.
Il Piccolo di Milano è un traguardo per ogni attore italiano, una sorta di consacrazione. Ma per lei non è la prima volta.
«È un gradito ritorno. Ci arrivai per la prima volta nella stagione 2012/2013 con La rosa
bianca, un altro spettacolo con la regia di Carmelo Rifici. Delle tre sale teatrali del Piccolo allora andai in scena al Grassi, lo storico spazio in via Rovello. Questa volta con Avevo un bel
pallone rosso sarò in scena al Teatro Studio Melato, la sala dedicata agli spettacoli “sperimentali”».
Avevo un bel pallone rosso ha quasi dieci anni. Come è accaduto che sia tornato in cartellone?
«Carmelo Rifici (direttore artistico di LuganoInScena e direttore della Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo di Milano, ndr) mi ha telefonato quest’inverno, raccontandomi che aveva intenzione di riprenderlo e mi ha chiesto se avevo voglia di partecipare a questa nuova versione. Rispondere di no sarebbe stato folle. Amo il teatro che supera i limiti del tempo, che ha un valore e continua a parlare alle persone. L’intenzione è di cambiare alcune cose dello spettacolo, pur mantenendo il testo di Angela Demattè che nel 2009 vinse il Premio Riccione dedicato alle nuove drammaturgie. Al mio fianco in scena, al posto della stessa Angela che nella prima versione era anche attrice, ci sarà Francesca Porrini che fu con me nell’allestimento di
Sanguinare inchiostro, un’altra regia di Carmelo».
Cosa significa lavorare con Carmelo Rifici?
«Mi trovo molto bene. La sua è una regia molto vera, senza fronzoli. La nuova edizione di
Avevo un bel pallone rosso non sarà così realistica come la prima, ma verrà mantenuta la cifra fondamentale del personaggio del padre, un uomo che vede la figlia passare dal vivo dialetto trentino alla lingua fredda e metallica dei comunicati brigatisti».
Non solo Piccolo Teatro. Quali sono le date in cui potremo vederla in scena?
«Dopo il debutto di Lugano, il 26 e 27 di settembre al Teatro del LAC, saremo a Torino al teatro Astra dal 23 ottobre al 28 per passare al Piccolo di Milano dal 30 ottobre al 4 di novembre. Seguiranno Novara, Saronno, il teatro Bellini di Napoli dall’11 al 18 dicembre, ed altre città e teatri che attendono ancora di essere confermati. Si finirà nel febbraio 2019 a Brescia».
È reduce da una stagione molto densa di appuntamenti. Non si ferma mai?
«A novembre ha debuttato
La mia Iliade che ho portato in tutto il Trentino con una lunga tournée fino a marzo. Ho appena finito di attraversare l’Alto Adige con I Cavalieri di Aristofane produzione dello Stabile di Bolzano. Dal 6 al 15 giugno con Emanuele Dell’Aquila sarò nelle piazze di Bolzano con
Pronto Soccorso Poesia. Dovrei essere in pensione ma mi sembra di non aver mai lavorato tanto. Non saprei fare altro».