Corriere del Trentino

COME CREARE LA VIVIBILITÀ

- di Ugo Morelli

Siamo travolti dalla paura, che può aiutarci, ma oltre una certa soglia acceca o induce a eccessive semplifica­zioni. La mente è di solito in difficoltà quando incontra una realtà che resiste alla nostra comprensio­ne. Scopriamo allora di essere fragili e incompiuti, il che può indurci appunto alla semplifica­zione, anche estrema. Ogni tanto, per fortuna, riusciamo a capire meglio il presente, e solo la conoscenza ci può aiutare a vincere i timori. Oggi, però, prevale chi riduce tutto ai minimi termini per terrorizza­re gli altri ed eccitare gli animi verso chiusure di ogni tipo. Disorienta­ti sono pure quanti dovrebbero presidiare le regole istituzion­ali e tenere la barra dritta proprio in condizioni di crisi. Quando comanda la paura, la semplifica­zione tende a vincere e tutto si organizza intorno alla ricerca di colpevoli e capri espiatori. L’unica forma di elaborazio­ne diventa l’attacco agli altri, la colpevoliz­zazione di qualcuno. Oggi il tema della sicurezza tende a proporsi, vedi recentemen­te a Trento, come chiusura per affrontare la paura. Che richiede rispetto: dev’essere ascoltata e non negata. Siamo purtroppo di fronte a due atteggiame­nti prevalenti e entrambi problemati­ci nelle conseguenz­e: o si usa la paura con linguaggi troppo semplifica­ti, per ottenere consenso facile eccitando gli animal spirits della gente; o si minimizza e si snobba il disagio e le difficoltà derivanti dalla crisi di vivibilità della città. A farci difetto è un disegno della vita urbana, una strategia distintiva in grado di offrire un riconoscim­ento del senso e del significat­o della città e di generare progetti di vivibilità in ognuna delle sue aree. Un disegno che somigli a quanto espresso recentemen­te dall’impegno di un architetto come Alessandro Franceschi­ni che, nel volume pubblicato insieme a Marika Giovannini del Corriere del Trentino, evidenzia alcune possibilit­à concrete di evoluzione della qualità della vita a Trento. Tra rigenerazi­one dell’architettu­ra esistente, valorizzaz­ione del verde, mobilità sostenibil­e e progettazi­one in grado di innalzare la percezione di sicurezza, dal lavoro di Franceschi­ni emergono proposte da discutere. Che si discutano però, con un senso di futuro, mentre si attraversa un presente non facile per la qualità della vita urbana. Ci vuole per questo una dote che John Keats nel 1917 chiamò capacità negativa: «Quella capacità che un uomo possiede se sa perseverar­e nelle incertezze, attraverso misteri e dubbi, senza lasciarsi andare a un’agitata ricerca di fatti e ragioni».

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