Rossi-bis, Raffaelli dice no Santini: centrodestra unito
TRENTO Luglio, al limite a settembre. Mentre aumenta la possibilità di un ritorno ravvicinato degli italiani alle urne, il Trentino non può che guardare con apprensione all’appuntamento. Se questo anticiperà le elezioni provinciali di ottobre, lo sciame sismico provocato dal voto nazionale si farà sentire anche nel voto per il governo locale? «Non correlerei così strettamente i due momenti elettorali. La differenza tra il contesto nazionale e quello locale è profonda». È una frase che è già stata utilizzata per commentare le elezioni del 4 marzo. La ripete ancora, Mario Raffaelli. Il più volte deputato, oggi presidente del Centro Cooperazione Internazionale di Trento e di Amref Italia, scarta l’ipotesi di un’identità provincialenazionale. Da personalità vicina all’ambiente di centrosinistra crede invece che «alle prossime provinciali la coalizione di centrosinistra autonomista, che ha fatto una scelta di cambiamento dovrà giustificare questo rinnovamento nel programma e nei nomi di punta».
Quindi boccia l’ipotesi di riproporre Rossi come candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia?
«Se l’auspicio è quello di rinnovare l’offerta politica, il cambiamento non può che partire dalla proposta di nomi alternativi».
Come le sembra l’ipotesi di un election day, un solo appuntamento elettorale per le politiche e le provinciali?
«In principio sarebbe bene tenere separati gli appuntamenti elettorali nazionali e provinciali, per evitare di oscurare la specificità trentina. L’oscuramento però, come ha dimostrato il caso del Lazio, è parziale. Gli elettori infatti si esprimono diversamente quando si tratta di designare il governo locale».
La coalizione di centrodestra provinciale rischia di perder compattezza di fronte all’irrobustirsi dei consensi alla Lega?
«È una partita interessante. Non credo che la Lega arriverà a raddoppiare i consensi. In più, vedo difficile che alle provinciali, con tre o quattro poli, qualsiasi forza possa arrivare 40%. Si porrà un problema di governabilità anche a livello provinciale».
Domenica abbiamo assistito a uno scontro istituzionale. Come valuta la scelta di Mattarella?
«Mattarella ha fatto una scelta inevitabile, messo con le spalle al muro da una coppia di irresponsabili. Tra le sue prerogative c’è quella di concorrere alla scelta dei ministri ponendo vincoli che derivano da scelte motivate dallo scenario internazionale e dai risparmi italiani. Il fatto che Di Maio e Salvini siano arrivati alla bocciatura delle alternative proposte la dice lunga sull’intenzione di governare».
Qualcuno parla di una replica dell’alleanza giallo-verde alle prossime elezioni.
«In politica non si possono sommare i voti al tavolino. Alleanze strampalate come questa non è automatico che portino a casa i voti promessi».
Instabilità
Alle prossime provinciali difficilmente uno dei poli supererà il 40%. Governabilità a rischio