Cresime, la diocesi volta pagina Quattro anni senza sacramenti
Il vescovo Muser annuncia il nuovo iter: dal 2022 cambiano età e catechesi
BOLZANO «È strano: viene sempre chiesto alla Chiesa di ammodernarsi e di cambiare, ma poi quando lo fa deve giustificarsi e spiegare in mille modi perché lo sta facendo». Don Gianpaolo Zuliani, parroco a Don Bosco e a San Pio X, gioca la carta dell’ironia per affiancare il vescovo di Bolzano, Ivo Muser, nel comunicare quella che si annuncia come una vera e propria rivoluzione. Per due anni niente cresime in tutta la diocesi: se ne riparla nell’autunno 2022 , quando a ricevere il sacramento non saranno più, come ora, i ragazzini di 12 anni ma gli adolescenti dai 16 anni in su che abbiano percorso un cammino di preparazione alla cresima di almeno un anno. Nel 2019 verrà cresimato chi stava già per ricevere il sacramento.
Una decisione travagliata e combattuta, conferma il vescovo, che giunge dopo anni di discussioni e analisi di pro e contro interne al mondo pastorale altoatesino e alle parrocchie. «I sacramenti sono doni e vogliono essere uno stimolo a vivere con responsabilità la propria fede, ma devono essere amministrati dopo un percorso di crescita consapevole che, a 12 anni, non si è pronti a intraprendere — spiega il vescovo Muser —. I numeri, come per tutti i sacramenti e per la partecipazione attiva alla vita della comunità cristiana, sono in costante calo ma a noi interessa la qualità della fede. Nessuno viene costretto, Dio stesso non ci costringe ma ci accoglie e ci aspetta. Ci sta che, negli anni che ora separeranno l’eucaristia dalla cresima, qualcuno in più vada perduto: è compito delle famiglie, degli educatori e della parrocchia ricondurli a un percorso di crescita nella fede, perché riscoprano Dio attraverso opere di carità cristiana».
Il nuovo «catechismo» per i cresimandi del 2022 sarà infatti molto «on the road», con esperienze di vita e di comunità, ma anche di volontariato e di solidarietà concreta. «Esperienze di crescita oltre che di fede», le definisce Don Zuliani, «perché alla catechesi incentrata sui concetti mancava la concretezza dell’esperienza dell’incontro con Gesù attraverso le opere di carità, che hanno un valore molto superiore a quello che un ragazzo di 12 o 16 anni può intuire dalle parole». Una sfida lanciata alle famiglie e alla comunità per mantenere vivo il dialogo con gli adolescenti e le problematiche complesse che si trovano a vivere. Ma anche una sfida per la stessa Chiesa. «Questo percorso nuovo, non privo di rischi, è la grande chance del nostro territorio: aiuterà le parrocchie all’interno della pastorale cittadina a creare collaborazione e unità, senza distinzione tra parrocchie di lingua tedesca, italiana o ladina conclude il vescovo —. Tutti insieme dobbiamo fare fronte comune e dare un bel segno di unità con la diocesi unita che si muove nella stessa direzione, abbracciando i ragazzi e le famiglie in una crescita umana che coinvolge tutti».