Governo, la stoccata di Boeri
Il presidente Inps: «Stallo costoso». Populismi, critico Cipolletta. Oggi c’è Fornero
L’inaugurazione del Festival dell’Economia si intreccia con lo «stallo» del governo. Il direttore scientifico della kermesse, Tito Boeri, definisce le promesse elettorali «impegnative, anche economicamente». Sui temi del festival torna Cipolletta, invitando a «combattere» la paura delle nuove tecnologie.
Non poteva che essere TRENTO così: nel giorno di apertura del Festival dell’Economia, a intrecciarsi con i temi dell’edizione 2018 — lavoro e tecnologia — sono stati gli scenari politici nazionali. Con giudizi severi sullo «stallo» romano («Ciò che rende questa situazione costosa è l’incertezza» ha chiarito il presidente dell’Inps Tito Boeri) e sui «populismi, alimentati dalle paure» (come ha sottolineato Innocenzo Cipolletta, presidente dell’ateneo). Ma anche con qualche polemica, fuori dalle sale.
L’occasione per abbozzare qualche riflessione sul quadro politico italiano è stata la cerimonia di inaugurazione del Festival, ospitata ieri pomeriggio in una gremita sala Depero del Palazzo della Provincia (e accompagnata dalle contestazioni in atto all’esterno). «Un conto — ha spiegato Boeri, direttore scientifico — sono le promesse elettorali, un altro è ribadirle anche in questa fase, senza articolarle, da parte di chi ha la maggioranza per governare il Paese. Si tratta di promesse impegnative, anche economicamente, con la preoccupazione che non ci sia l’intenzione di rispettare gli impegni che il Paese ha preso soprattutto nei confronti delle famiglie italiane».
Analisi ripresa da Cipolletta, collegata anche ai temi del Festival: «Il progresso tecnico ha già creato due fenomeni: la globalizzazione e le ondate migratorie. Ed è in arrivo il terzo: l’automazione. I primi due fenomeni però hanno portato anche spaesamento e paura, la stessa paura che ha fatto nascere partiti populisti». Ora, ha avvisato il presidente dell’Università, «è necessario essere consapevoli che l’automazione porterà con sé delle paure. Ma è importante non ripetere gli errori passati, combattendole». Per evitare, così, di dare voce alle spinte populiste. «L’automazione — ha sottolineato Cipolletta — soppianterà i lavori ripetitivi. E in questo quadro la Cina subirà le maggiori perdite di posti di lavoro». Il rischio, in Cina come in altri Stati, è la nascita di «tensioni che potranno sfociare in guerre». «Nel nostro Paese —ha proseguito il presidente dell’ateneo — emergono errate teorie nazionalistiche. Ma la difesa nazionale non si fa rovesciando i tavoli: l’Italia deve rimanere saldamente ancorata all’Europa».
Dello stesso avviso Gregorio De Felice, capo economista di Intesa San Paolo: «L’Italia deve avere presto un governo politico, perché ci sono scelte importanti da fare: vanno affrontati i problemi di disuguaglianza di crescita, del debito pubblico». Di più: «A livello internazionale siamo in una fase delicatissima. E l’Italia non può non essere rappresentata. Se in questo momento il tuo Paese non ha qualcuno che ti rappresenta, con alle spalle un parlamento che lo supporta, diventa tutto più difficile».
Si è concentrato più sui temi del Festival Giuseppe Laterza. «Spesso — ha osservato — si parla delle tecnologie come se fossero un destino che ci sovrasta. Il Festival invece è un osservatorio utile per fare delle analisi ed evitare ogni forma di determinismo » . «Capisco la paura, perché la tecnologia toglie posti di lavoro — ha aggiunto il rettore Paolo Collini — ma in questo quadro i giovani sono meno spaesati». «Paure che non vanno banalizzate» gli ha fatto eco il governatore Ugo Rossi. Che ha ricordato i risultati del Trentino: «Qui da tempo si investe in tecnologia». «Da insegnante — ha concluso il sindaco Alessandro Andreatta — rifuggo ogni semplificazione. Mi auguro che il Festival aiuti a capire le regole dell’innovazione».
Ma in sala qualcuno non ha gradito i discorsi sul quadro romano. « Il Festival — ha twittato Mirko Bisesti, segretario della Lega — inizia con lode alla migrazione e continua con i populisti che porteranno a guerre e orrore. Diciamo che forse non si sono accorti che le persone sono stufe delle loro balle».