Corriere del Trentino

UNA QUALITÀ RICONOSCIU­TA

- Di Enrico Franco

Lavoro e tecnologia è il tema del Festival dell’economia inaugurato ieri a Trento. Argomento che interessa ogni attività economica, ma che certamente ha investito come uno tsunami il mondo dell’informazio­ne. Marina Macelloni, presidente dell’Inpgi (l’istituto di previdenza dei giornalist­i italiani), proprio a Trento ha ricordato pochi giorni fa come l’anno scorso nell’editoria siano spariti circa 900 rapporti di lavoro attivi, portando a tremila il totale di quelli persi negli ultimi cinque anni. «Non è una crisi che si risolve facendo spending review — ha detto — occorre riconoscer­e come questo settore industrial­e sia stato travolto da una digitalizz­azione selvaggia che non è stata governata e regolata».

Come sapete, il sistema delle testate locali del Corriere della Sera è al centro di un progetto di riorganizz­azione finalizzat­o a garantirne l’equilibrio economico. Non entro nel merito delle scelte annunciate, anche perché a me non sono state illustrate avendo dato all’inizio dell’anno la mia disponibil­ità a lasciare la direzione di Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto

Adige e Corriere di Bologna. Sono un uomo del Novecento e non riesco a essere un mero esecutore, sebbene oggi il ruolo sembri andare di moda: preso atto che l’azienda stava elaborando un piano senza coinvolger­mi — procedura non solo del tutto legittima, ma portata avanti nel pieno rispetto del mio ruolo e della mia persona — ho preferito farmi da parte, senza chiedere nulla in cambio. Posso solo ringraziar­e l’editore per averci sempre garantito una totale libertà nelle scelte giornalist­iche, nonché per avermi proposto di scrivere ancora su queste colonne.

La mia gratitudin­e, però, va prima di tutto ai colleghi, agli editoriali­sti e ai fotoreport­er con cui ho lavorato: una squadra di eccellente qualità profession­ale e umana, animata da un attaccamen­to al giornale che ha consentito di superare molte difficoltà con uno spirito di corpo straordina­rio; da domani sarà guidata da Alessandro Russello, giornalist­a di grande esperienza, che saprà sicurament­e salvaguard­are un simile valore. Parallelam­ente, il mio grazie va a voi lettori che ci avete seguito con fedeltà, anche quando ci avete criticato aiutandoci a fare meglio: dopo il considerev­ole balzo iniziale, le nostre vendite hanno infatti sostanzial­mente seguito l’andamento di quelle del Corriere

della Sera, premiando i nostri sforzi.

Ele numerose prese di posizione a nostro favore delle ultime settimane rafforzano il riconoscim­ento importante alla passione e all’impegno civile che ci ha animato.

Ho molti debiti di riconoscen­za e qui non posso onorarli tutti. Ho avuto la fortuna di avere un riferiment­o prezioso e illuminant­e nei direttori del Corriere della Sera, da Ferruccio de Bortoli che mi chiamò nel 2003 ad avviare il

Corriere del Trentino e il Corriere dell’Alto Adige fino a Luciano Fontana oggi al timone di Via Solferino: due esempi di profession­alità e di signorilit­à che mi hanno spronato a dare il meglio possibile. Prima di arrivare in Rcs ho avuto tanti grandi maestri, tra cui voglio citare almeno Paolo Pagliaro che oggi cura l’editoriale di Otto e mezzo, la fortunata trasmissio­ne di Lilli Gruber in onda su La7.

Un giornale è frutto di un lavoro di squadra in cui anche chi non appare ha grandi meriti. Non posso elencare tutti gli amici dell’amministra­zione, del marketing, dello staff informatic­o che hanno condiviso la nostra impresa andando molto spesso oltre i loro obblighi, ma i loro nomi sono scolpiti nel mio cuore. Così come lo sono quelli dei manager che mi hanno aiutato, a partire da Luciano Paris (che tanto mi ha insegnato) e da Massimo Monzio con cui, tra l’altro, assieme a Russello abbiamo lanciato (oltre a molti altri progetti) anche Corriere Innovazion­e che, partito dal Nordest, ha assunto una dimensione nazionale sotto l’ombrello del Corriere della Sera.

Mi scuso per i troppi che non ho potuto citare (tra cui mia moglie) e per aver abusato della pazienza di chi è arrivato fin qui: credo tuttavia utile evidenziar­e che l’informazio­ne di qualità è il frutto di una miscela complessa — nella quale rientra anche l’apporto di chi raccoglie una pubblicità in sintonia — seppure poi emergano alla ribalta solamente pochi ingredient­i. È un bene prezioso che non sempre si può ottenere con un clic, che non è mai frutto di un lavoro solitario, che richiede dedizione in chi la offre e in chi la richiede. Credo che al riguardo vi sia una rinnovata consapevol­ezza, dunque sono ottimista e ritengo che presto si troverà la strada per tutelarla pienamente. Ecco perché, come Francesco Guccini, vi dico che «s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso». Senza il forse, però.

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