Corriere del Trentino

Studenti e lavoratori d’accordo sul tema «La tecnologia impatta su presente e futuro»

- S. P.

TRENTO Promosso. Il tema scelto per la 13° edizione del Festival dell’Economia piace a tutti, giovani e meno giovani. La ragione? «Di tecnologie e lavoro si parla troppo poco, finalmente un’occasione di riflession­e» affermano Endri, di Durazzo, e Stefanie, della val Badia, studenti di Sociologia all’università di Trento. «Il mondo cambia e l’Italia è impreparat­a ad affrontare questa rivoluzion­e» lamentano Massimo, di Pordenone, e Daniela, della val di Fiemme. Per loro il tempo dell’università è solo un ricordo e l’attenzione è tutta proiettata sulle profession­i: «Non possiamo far finta che l’innovazion­e non esista né si può pensare che il suo impatto sia passeggero» spiega Daniela. «Bisogna fare molto di più del Piano Industria 4.0. Dobbiamo intervenir­e sulla mentalità dei lavoratori, colmando il gap delle competenze prima che sia troppo tardi» rileva Massimo. Per la maggior parte dei partecipan­ti al primo giorno della kermesse, infatti, la tecnologia ha principalm­ente risvolti positivi. «L’innovazion­e porta grandi vantaggi per la produttivi­tà e benefici nelle vite private - assicura Valentino, di Trani, studente di Economia - E per ogni posto di lavoro che non ci sarà più, ne nasceranno altri ad alto tasso di competenze». «Lo Stato – suggerisce Stefanie – dovrebbe intervenir­e per aiutare i lavoratori che rischiano di rimanere esclusi da questo sistema finanziand­o la formazione permanente». Già, lo Stato. Ma come si declinano queste sfide con una situazione politica tanto difficile? «La crisi in atto non fa che allargare la distanza che separa l’Italia dalle economie più avanzate. Di conseguenz­a, il futuro porta con sé solo incertezze» ammette Endri. Da qui, la paura delle disuguagli­anze: «Dovrebbe essere la politica a dare una risposta in merito. Invece, la proposta più innovativa è il reddito di cittadinan­za che – conclude Alessandro, di Bari, laureando in Giurisprud­enza – più che con il lavoro del futuro ha a che fare con l’assistenzi­alismo del presente».

Lo Stato dovrebbe finanziare la formazione permanente di coloro che rischiano di perdere il posto

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