L’IDENTITÀ LE SFIDE L’ORGOGLIO
Ascoltare, capire, raccontare, dare voce, approfondire. Affamati di realtà e di visione. Capire e raccontare il mondo che cambia, quello che esiste (e resiste, nel bene e nel male, nelle virtù e nei vizi) e quello che diventerà. A cominciare da ciò che siamo, dalla nostra identità, nella consapevolezza che l’identità non è solo o tanto il passato quanto il futuro. Guardare indietro ci rassicura, ma ci può far scivolare nel vuoto. Guardare avanti può perfino inquietare, mette alla prova il nostro spirito di conservazione. Alla fine, però, spesso ci sorprende portandoci nel «nuovo» più forti di prima.
Siamo identità. Per noi, per il mondo. Nel mondo andiamo a portare le nostre sfide (gli imprenditori, la ricerca, la cultura) e dal mondo siamo attraversati (dalla fisicità del turismo ma anche dall’etereità dalle conseguenze altrettanto fisiche di Amazon che intermedia le merci).
Una sfida che per questa piccola-grande provincia che è il Trentino non può non rinnovarsi ogni giorno attraverso il tema dell’autonomia, l’identità fatta politica (e non solo). Autonomia da difendere come ragione sociale di una conquista ma da continuare a meritare in un Paese che dell’autonomia reclama nuove forme. Una sfida di «confine» con la quale va tutelato e rinsaldato il valore del dialogo e della convivenza con la specificità altoatesina. E una sfida di «frontiera» che unisce ancor più Trentino e Alto Adige ed è quella legata ai flussi migratori.
mantenimento di una qualità della vita sempre tra le più alte d’Italia. Difendendo il patrimonio che si chiama paesaggio e favorendo insieme un neo sviluppo che non si può e non si deve negare ma nel rispetto assoluto della sua sostenibilità. Emblematico il dibattito di questi mesi in provincia legato alla nuova legge urbanistica e incentrato sulla riqualificazione di Trento attraverso un minor consumo del suolo e il recupero delle sue zone degradate. Racconteremo tutto questo nella continuità della tradizione del
finora guidato da Enrico Franco. Al quale mi lega lungo rapporto professionale e del quale i nostri lettori continueranno a leggere la firma. E lo faremo grazie alla riconosciuta professionalità dei colleghi che da quindici anni informano con rigore e indipendenza la nostra comunità.
Nell’ultimo periodo molte cose sono state dette sulla presenza di Rcs in questi territori, anche con poca cognizione di causa. Mettere in atto una riorganizzazione, in presenza di un mercato sempre più difficile, non significa reclinare.
Il
con il primo quotidiano italiano — continuerà a svolgere il proprio ruolo con autorevolezza. A capire i fenomeni, intercettarli, scendere sotto la superficie, dibatterli. Magari prima della politica, alle volte in ritardo rispetto alla società, e quindi facendolo con l’occhio attento a quel mondo orizzontale che va anche oltre i pur fondamentali corpi intermedi (oggi sempre più disintermediati) e dal quale arrivano quotidianamente una voce, un grido, un insegnamento.
Siamo per le idee, non ci piacciono gli ideologismi né i corporativismi duri a morire, le rendite di posizione a scapito del bene della collettività. Cercheremo di condividerlo, tutti assieme, come forma di responsabilità e di comunità.