Corriere del Trentino

Cottarelli fa le pulci al contratto di governo «Scuola da salvare»

Il premier mancato: «Candidarmi? Serve uno stomaco più resistente del mio»

- di Silvia Pagliuca

Non risparmia critiche e punzecchia il nuovo governo del duo Salvini-Di Maio su scuola, conti ed Europa, l’economista « quasi premier » , Carlo Cottarelli, ieri ospite del Festival dell’Economia. «Mi preoccupa che il governo voglia basare la crescita su maggior deficit» spiega. E ancora: «L’istruzione? Non si può tagliare».

«Candidarmi? Per fare TRENTO il politico serve uno stomaco più resistente del mio». Carlo Cottarelli, l’economista «quasi premier» conclude così il suo intervento al Festival dell’Economia. Quella trentina è stata la sua prima uscita pubblica da quando la rocamboles­ca vicenda politica italiana si è conclusa con il ritorno alle origini, ovvero con la formazione del governo giallo–verde a trazione 5 Stelle–Lega.

Lui, munito dell’inseparabi­le trolley, assicura fin da subito che il suo essere a Trento (e non a Roma) è un bene per tutti: «Ho sempre auspicato la formazione di un governo politico, vuol dire evitare una campagna elettorale a breve termine che avrebbe fatto del male al Paese. Spero solo che la questione dell’uscita dall’Euro sia stata definitiva­mente tolta dal tavolo». E questa non è l’unica stoccata che lancia al duo Salvini–Di Maio. Perché (finalmente!) il super consulente del Fondo monetario internazio­nale ha la libertà e la voglia di parlare. «Mi preoccupa che il nuovo governo voglia basare la sua crescita su maggior deficit. La Flat Tax e altri punti fondamenta­li del programma comportere­bbero a regime un aumento del deficit di 110/125 miliardi di euro» denuncia. E ancor più grave sarebbe se si volesse davvero abbandonar­e la moneta unica. «Non potremmo risolvere tutti i problemi facendo stampare denaro alla Banca d’Italia, anzi, con un’ipotetica nuova moneta gli standard di rigore dovrebbero essere più rigidi di quelli odierni. Inoltre, il debito pubblico diventereb­be molto più pesante e ci ritroverem­mo costretti al default».

Certo, Cottarelli non nega che l’Italia abbia vissuto male la sua entrata nell’Euro. «Pensavamo di poter fare le stesse cose che facevamo prima e abbiamo sbagliato, perdendo di competitiv­ità. Ma oggi stiamo recuperand­o e possiamo farcela » assicura. Così, tra le priorità, subito dopo la «questione stagionale degli sbarchi» indica la semplifica­zione burocratic­a: «Abbiamo troppe regole, troppo costose, inutili e dannose». Inoltre, è importante intervenir­e sul costo del lavoro per unità prodotta e lavorare sull’evasione fiscale, ma non come hanno intenzione di fare 5 Stelle e Lega: «La pace fiscale — denuncia — non è altro che l’ennesimo maxi-condono».

Un governo che invece volesse davvero risollevar­e le sorti del Paese dovrebbe lavorare su «I sette peccati capitali dell’economia italiana» (dal titolo del suo ultimo libro), ovvero: corruzione, eccessiva burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografic­o, divario tra nord e sud, difficoltà a convivere con l’Euro e, appunto, evasione. «Facendo le giuste riforme e risparmian­do sulla spesa possiamo tornare a essere competitiv­i. Per creare sviluppo non serve uscire dall’Euro» avverte. L’unica parte della spesa pubblica che non si può tagliare è l’istruzione: «Possiamo accettare disuguagli­anze nei punti d’arrivo, non nei punti di partenza. Se vogliamo che l’ascensore sociale riprenda a funzionare dobbiamo far prevalere il merito. E poi — annota — dobbiamo imparare a trattare meglio l’Italia. Uno dei motivi per cui sono tornato qui è che mi ero stancato di sentire sempre battutine sul mio Paese all’estero».

Ma da Trento, Cottarelli non risparmia proprio nessuno, neanche Günther Oettinger, il commissari­o europeo per il bilancio e le risorse umane che qualche giorno fa aveva detto che i mercati avrebbero insegnato agli italiani a votare nella maniera giusta: «Per una frase del genere non bastano le scuse, doveva essere mandato via» afferma Cottarelli. Quanto al suo prossimo futuro, ritornerà alla vita di sempre. Proprio come stava facendo poco prima che chiamasse il Quirinale, «quando — confida — avevo appena finito di correggere i compiti dei miei studenti e stavo per guardare una nuova puntata di Breaking Bad».

Spero che l’uscita dall’euro sia una questione archiviata per sempre Mattarella mi ha chiamato mentre stavo per guardare una serie tv

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Professore Carlo Cottarelli è stato premier designato per alcuni giorni. Insegna alla Cattolica di Milano

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