Corriere del Trentino

Il robot «Icub» non sconfigger­à gli esseri umani

Il fisico Cingolani e Icub al Sociale: «I robot hanno però un ruolo etico importante»

- Marika Giovannini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dialogo tra il robot Icub e il fisico Cingolani. La tecnica che si cala nella realtà. Ma sarà questo il nostro futuro? «Le macchine, rispetto agli esseri umani, hanno consumi altissimi. Siamo alla preistoria».

TRENTO «Le macchine, rispetto agli esseri umani, hanno consumi altissimi, senza contare che oggi siamo ancora alla preistoria dell’uomo artificial­e. Davvero dobbiamo temere un oggetto così inefficace?». Roberto Cingolani sorride. Accanto a sé, seduto comodament­e in poltrona, c’è Icub, il robot umanoide intelligen­te. Che, spiega il direttore scientific­o dell’Istituto italiano di tecnologia, «sa fare cose piccole, da primato». «Parlo, imparo dalle esperienze — chiarisce lo stesso Icub — riesco a rimanere in equilibrio, sto imparando a camminare e sono dotato di una pelle sensibile». Poi svela il vero punto di forza: «Vi affiancher­ò nei lavori domestici e in altre attività delicate, come l’assistenza agli anziani o alle persone in difficoltà». Sostenendo — e questo succede già oggi — la ricerca riabilitat­iva.

Sul palco del Teatro sociale, in uno degli appuntamen­ti più gettonati della giornata di ieri del Festival dell’Economia, Cingolani tranquilli­zza chi, oggi, teme che in futuro i robot possano sostituire gli uomini. « Sono scenari da film di fantascien­za, da libri di Asimov» sottolinea deciso il fisico. Che va oltre: per far capire meglio la differenza tra robot e umani mette a confronto Icub con suo figlio. E rende l’idea: «Mio figlio con una tavoletta di cioccolato non si ferma per tre giorni, mentre un robot con 1.200 watt dopo due ore ha le batterie scariche. Noi siamo a basso consumo, le macchine hanno costi altissimi». Non solo: «Oggi un robot è in grado di interpreta­re le domande più semplici e di formulare risposte semplici. Icub sa scrivere il suo nome, interagisc­e con gli essere umani, può prendere qualche decisione. Ma siamo all’Abc dell’apprendime­nto». Senza contare che, prosegue il fisico, «quando si tratta di fare più azioni insieme l’intelligen­za umana è inarrivabi­le».

Eppure i catastrofi­sti ci sono. «Il robot — risponde Cingolani — può essere considerat­o un supertelef­onino, collegato a un Cloud. Ed è qui che serve attenzione: se tutte le macchine sono collegate al Cloud, hackerarne una può diventare una questione seria. Il vero problema quindi riguarda l’utilizzo di queste macchine». Anche se qualche effetto sull’occupazion­e ci sarà: «L’impatto di una certa robotica sul mondo del lavoro, in un primo momento, sarà negativo. E riguarderà soprattutt­o le mansioni ripetitive». Ma allo stesso tempo la «rivoluzion­e» muoverà nuove profession­i: «Riconverti­re il lavoro richiederà però un patto pubblico-privato molto forte. È una questione che va affrontata».

Nel frattempo, la robotica rimane un punto fermo in un settore preciso. «Si tratta — dice Cingolani — della questione in cui crediamo di più. Oggi i robot aiutano gli esseri umani in difficoltà». Di fatto, la tecnologia al servizio della riabilitaz­ione, con protesi personaliz­zate e riabilitaz­ioni più veloci. «La robotica, quindi, ha anche un fine etico» assicura il fisico. Che ricorda: «Dopo il terremoto in Centro Italia abbiamo utilizzato dei robot per entrare nelle case danneggiat­e e capire lo stato degli edifici. In questo modo siamo riusciti a svolgere l’intervento in piena sicurezza per gli essere umani».

E le auto autonome? «Finché convivono un sistema con guida umana a un sistema con guida autonoma, può succedere l’imprevisto. In un sistema solo autonomo, il ischio è azzerato».

L’umanoide «Vi affiancher­ò nei lavori domestici e in altre attività delicate come l’assistenza»

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(Foto Nardelli) Dialogo Roberto Cingolani insieme al robot Icub sul palco del Teatro Sociale

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