Corriere del Trentino

Stefani blinda le Speciali «Trento e Bolzano, modelli d’ispirazion­e»

- Marco Bonet Francesco Clementi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO «Stabilità, rapporti solidi con l’Europa, e tutela dell’autonomia». Queste le richieste avanzate dal presidente della Regione, Arno Kompatsche­r al nuovo governo «giallo-verde» guidato da Giuseppe Conte. Rassicuran­ti le prime risposte di Erika Stefani, appena nominata ministra per gli affari regionali.

«È positivo che sia stata messa la parola fine all’incertezza politica e istituzion­ale — dichiara Kompatsche­r — Ora l’Italia ha un governo, e l’augurio è che sia in grado di dare stabilità al paese e di operare in uno spirito pienamente europeo». Il Landeshaup­tmann auspica un «dialogo costruttiv­o sullo sviluppo dell’autonomia». Una sorta di avvertimen­to, seppure con toni soft: «Mi auguro che tra le prerogativ­e di questo governo vi sia il rispetto e la tutela delle minoranze».

A Palazzo Widmann c’è comunque fiducia: a gestire i rapporti con le regioni sarà chiamata Erika Stefani, «fedelissim­a» del governator­e veneto Zaia (con cui Kompatsche­r ha intrecciat­o buoni rapporti) , leghista di dichiarata fede autonomist­a. «Ho origini umili — racconta la neo-ministra dal treno che la sta portando da Trissino a Roma per il giuramento — , posso dire di essere stata tra i primi, nella mia famiglia, ad aver studiato. Giurare da ministro della Repubblica oggi è un traguardo bellissimo, che mi riempie d’orgoglio. La mia nomina è il frutto di un lavoro di squadra. È la Liga Veneta che mi ha permesso di essere dove sono e di questo devo ringraziar­e tutti, dal segretario Gianantoni­o Da Re al governator­e Luca Zaia, passando per i parlamenta­ri. Oltre, ovviamente, a Matteo Salvini».

Stefani è la prima donna veneta ministro dai tempi di Tina Anselmi. Era il 1979. Questo ideale passaggio di testimone non pare spaventarl­a. «Sento tanto calore attorno a me. Mi attende una bella sfida, riuscire a dare una risposta ai 2 milioni di veneti che il 22 ottobre sono andati a votare chiedendo più autonomia per la loro regione. È stato un plebiscito, sento su di me il peso di una grande responsabi­lità». Il messaggio agli alleati è chiaro: «Se si affossa l’autonomia, salta il governo — avverte la neo-ministra —. Per noi è una partita fondamenta­le, ci abbiamo messo la faccia e abbiamo preteso fosse inserita nel “contratto”. Non vedo per quale ragione M5S dovrebbe mettersi di traverso»

Ma quando sarà possibile tagliare il traguardo? «Entro la legislatur­a, il più presto possibile, voglio portare in parlamento la legge con l’intesa tra lo Stato e la Regione. Non partiamo da zero, molto lavoro è stato fatto nella scorsa legislatur­a. Ho chiesto di poter incontrare l’ex sottosegre­tario Gianclaudi­o Bressa».

Il governo metterà mano alle autonomie speciali di Trento e Bolzano? «Se lo faremo, sarà per rafforzarl­e. Le Province autonome sono il modello a cui ci ispiriamo per Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e per tutte le Regioni che vorranno intraprend­ere lo stesso percorso di virtuosità e responsabi­lità».

Il primo passo da ministro? «Già fatto — conclude Stefani — mi sono sentita con i dirigenti del ministero, ho chiesto loro di prepararmi i dossier per iniziare a studiarli».

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