Industry 4.0, patto Trento-Emilia Romagna
Accordo tra Provincia e Regione: cluster tecnologici condivisi e concorsi insieme
TRENTO Ricerca industriale, innovazione e formazione avanzata: queste le parole chiave dell’accordo siglato ieri al Polo della Meccatronica di Rovereto dal vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi e dall’assessora alle Attività produttive della regione Emilia-Romagna Palma Costi per creare nuove sinergie progettuali tra i due territori attraverso la condivisione di strumenti e metodologie per la governance del sistema della ricerca, lo sviluppo di cluster tecnologici, la partecipazione congiunta ai programmi quadro europei e l’interscambio di ricercatori e funzionari dell’innovazione. Agroindustria, edilizia, energia, sanità, cultura e industria 4.0 le filiere maggiormente coinvolte. «Viste le similitudini tra la tradizione manifatturiera trentina e quella emiliana — spiega Olivi — avremmo potuto farci la guerra. Con questa intesa vogliamo invece ribadire che autonomia non significa isolamento, bensì dialogo collaborativo con le altre eccellenze del made in Italy per dar vita a un comparto industriale robusto e competitivo, capace di vincere anche all’estero». Sinergie che de facto tra le imprese, i centri di ricerca e le università dei due territori sono già attive, come dimostra la presenza alla firma dell’intesa dei colossi della meccanica bolognese Ducati e Bonfiglioli che, proprio a Rovereto, hanno aperto due unità R&S dedicate rispettivamente all’e-bike e ai motoriduttori brushless a magneti permanenti. Ma anche cooperazione tra atenei, come quelli di Modena e Trento che lavorano insieme alla progettazione di veicoli innovativi, e tra enti pubblici: Trentino Sviluppo e la sua omologa emiliana Aster si sono infatti unite pochi mesi fa nel Climate-KIC Startup Accelerator, un programma di accelerazione finanziato dalla comunità scientifica europea per promuovere la nascita di nuove imprese che mitighino gli effetti del cambiamento climatico. Un accordo dunque che istituzionalizza l’esistente, strizzando inequivocabilmente l’occhio all’Unione europea. «I fondi di Bruxelles – dice Palma Costi – sono fondamentali per governare la rivoluzione digitale e quella green e per innovare nel campo della meccatronica. Insomma, per creare posti di lavoro buoni e dignitosi per i nostri giovani, che mettano al centro della manifattura la qualità, la bellezza e i cervelli, che sono la ricchezza vera del nostro Paese. Questi finanziamenti però – continua – sono difficili da reperire, la competizione è alta e sicuramente le possibilità aumentano quando non ci si presenta da soli, bensì in cordate altamente qualificate che fondono diversi know how, come quelle che ci riproponiamo di sviluppare con questo accordo».