Crisi bancarie, Nicastro appoggia l’intervento con fondi pubblici
Nicastro: serve lungimiranza. Onado: gli interventi siano tempestivi
«Fiducia e lungimiranza» sono le parole che tornano con più frequenza nel dialogo tra Roberto Nicastro e Marco Onado in materia di crisi bancarie. Il docente è netto: «Giusto intervenire con fondi pubblici». «Le opposizioni — incalza Nicastro — non appena si parla di banche, insorgono come se salvataggio pubblico significasse intervenire a favore dei banchieri, non del risparmio degli italiani».
Due parole ritornano TRENTO più e più volte nel dialogo tra Roberto Nicastro e Marco Onado, chiamati a dibattere nel terzo giorno del Festival dell’Economia sulle grandi crisi bancarie italiane: fiducia e lungimiranza.
Nicastro, Advisor Europa per Cerberus Capital, uno dei principali private equity globali nel settore bancario/finanziario e presidente di Cassa del Trentino, sa bene di cosa parla avendo guidato le quattro Good Banks (Chieti, Ferrrara, Etruria, Marche) tra il 2015 e il 2017 con il compito di metterle in sicurezza e cederle per conto del Fondo di Risoluzione di Banca d’Italia. Onado, docente presso il dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi, già commissario Consob tra il 1993 e il 1998, altrettanto. «Le grandi crisi ci hanno insegnato che dobbiamo essere lungimiranti, intervenire in fretta e avere le idee chiare. E l’Italia in passato non l’ha fatto» affonda Nicastro. «Non solo bisogna intervenire subito, ma bisogna farlo preferibilmente con fondi pubblici» gli fa eco Onado.
Ma il salvataggio pubblico chiama in causa la politica: «Abbiamo un grande problema in Italia: le opposizioni, non appena si parla di banche, insorgono, come se salvataggio pubblico significasse intervenire a favore dei banchieri quando invece si tutela il risparmio degli italiani» lamenta Nicastro. Ma il risparmio è questione di fiducia, seconda parola chiave. E gli italiani potranno ancora fidarsi del sistema bancario dopo quello che è accaduto? «Potranno farlo fino a che l’Italia farà parte dell’unione monetaria. L’Euro ha salvato il potere d’acquisto del nostro risparmio, evitando che venisse eroso dall’inflazione» riflette Onado, mentre per Nicastro, la fiducia dipende dall’andamento del debito pubblico: «se è sotto controllo, possiamo essere fiduciosi. Ed è per questo che tutti dovremmo fare attenzione allo spread: non possiamo permetterci che salga oltre i 300 punti, come è accaduto qualche giorno fa».
Fondamentale, dunque, per il futuro è evitare di ripete gli errori commessi in passato con uomini soli al comando, consigli di amministrazione inadeguati, prestiti ad amici degli amici, manager infedeli, finanza truccata. «Queste banche erano tutto tranne che territoriali — nota Onado — e la loro crisi è segno dell’incapacità della classe dirigente locale».
«Una banca — continua Nicastro — dovrebbe essere sufficientemente vicina alle imprese per finanziarle e adeguatamente lontana per non finire a fare finanziamenti da salotto». In tutto questo, il colpevole silenzio sul bail-in: «Tra l’estate del 2012 e del 2013 tutto il sistema Paese ha sbagliato: nessuno ha dato il giusto allarme rispetto a ciò che stava accadendo, probabilmente per paura di una corsa agli sportelli. La Spagna, invece, ha negoziato una soluzione con l’Europa, accettando sia fondi europei sia misure pesanti di controllo sui conti, ma così facendo ha risanato il sistema bancario. In Italia — rileva Nicastro — doveva esserci una responsabilità più trasversale». Così, lancia un guanto di sfida al nuovo governo: «vedremo cosa faranno e quanto saranno in grado di negoziare. Ci sono tante scadenze importanti e partite calde sul tavolo, prima tra tutte il Monte dei Paschi di Siena, la cui situazione è ancora in bilico».E in continuità con il tema bancario, oggi, l’intervento a sorpresa del miliardario George Soros che nel 1992 scommise contro la sterlina e la lira italiana garantendosi profitti per un miliardo di dollari (Teatro sociale alle 15). Al suo intervento, seguirà il Nobel Michael Spence che concluderà il Festival.