Corriere del Trentino

Castelli, lo stato di salute è «fragile»

Le cause: piani d’appoggio deboli, tempo, materiali usati. Drena, indagine statica

- di Margherita Montanari

La frana che venerdì ha mandato in frantumi il lato Ovest della cinta muraria di Castel Drena accende i riflettori sulle fragilità dei reperti archeologi­ci trentini. «Tutto il nostro patrimonio culturale è fragile» spiega il capo della soprintend­enza ai beni culturali della Provincia di Trento Franco Marzatico, il quale evidenzia che «casi di cedimento come questo sono all’ordine del giorno». La causa? La debolezza dei piani d’appoggio, i materiali usati e il tempo.

Un danno enorme al TRENTO patrimonio artistico trentino e una perdita finanziari­a consistent­e per il Comune di Drena. La frana che venerdì ha mandato in frantumi il lato ovest della cinta muraria di Castel Drena si è portata via, insieme alle pietre della costruzion­e medievale, anche buona parte delle entrate di cui beneficia la struttura. «Nei mesi estivi si concentra il maggior numero di attività del castello, dagli ingressi al museo archeologi­co ad eventi che lo animano. Come sovrintend­enza, poi, avevamo già preso accordi verbali col Comune ed eravamo pronti a rinnovare l’esposizion­e museale. Ora i lavori necessari per mettere in sicurezza la cinta, le analisi statiche del terreno ed eventuali opere di restauro precludera­nno l’accesso al pubblico sicurament­e fino a settembre, e probabilme­nte oltre».

Il quadro fatto da Franco Marzatico, capo della soprintend­enza ai beni culturali della provincia di Trento, non è dei più rosei. «Il comune di Drena — continua — ci ha fatto sapere che le entrate del castello si aggirano sui 20.000 euro annui, gran parte di questi guadagnati da giugno a settembre». È proprio nel clou della stagione che invece i battenti dovranno chiudersi. Intanto «l’intervento tempestivo della protezione civile ha permesso di legare la parte del muro in cui si trova la frattura con tavole di legno e tiranti per evitare ulteriori cadute e mettere in sicurezza l’area sottostant­e e la strada che sale da Dro». Il recupero delle pietre, invece, non è ancora stato effettuato. «Prima — precisa il capo della soprintend­enza — serve recuperare la sacca di terra che ha ceduto e avviare un’indagine statica». Il lato del castello ceduto è l’unico che non sorge sulla parete rocciosa. «Il terreno è franato probabilme­nte a causa dl maltempo e delle intemperie. Si è formata una profonda U nel lato nord della cinta muraria merlata alta 10 metri», spiega Marzatico. Una caratteris­tica che era stata preservata dal restauro di rafforzame­nto a cui aveva provveduto la Provincia. Un intervento che «aveva volutament­e lasciato ruderale e originale il castello».

E non si può dire che lo stato di salute del Castello di Drena fosse più precario di quello degli altri castelli del Trentino. Tutt’altro. «Tutto il nostro patrimonio culturale è fragile. I piani su cui poggia, la fisionomia tecnica costruttiv­a, i materiali impiegati e l’ingiuria del tempo fanno sì che non si possa mai stare tranquilli. Casi di cedimento come questo sono all’ordine del giorno. I castelli si possono consolidar­e, restaurare, studiare. Ma qualsiasi previsione non è certa su strutture che per la collocazio­ne spesso esposta possono avere reazioni imprevedib­ili», conclude.

20 Sono in migliaia di euro gli introiti annui del castello di Drena derivanti dalle visite . Ora resterà chiuso a lungo.

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Costruzion­e medievale Il castello di Drena dopo la frana che ha coinvolto dieci metri di cinta muraria merlata

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