Corriere del Trentino

«La direzione del governo non è giusta»

Giovannini: «Reddito di cittadinan­za, rischio assistenzi­alismo»

- Margherita Montanari © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nella lista dei ministri TRENTO — mai presentata a Mattarella — del governo tecnico a guida Cottarelli, ci sarebbe stato con molta probabilit­à il nome di Enrico Giovannini. Lo statistico, ex presidente dell’Istat, oggi promotore dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibil­e e membro della Commission­e mondiale sul futuro del lavoro, aveva già ricoperto il ruolo di ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Letta. Un passo indietro del Presidente del Consiglio incaricato ha invece lasciato spazio a quello che si definisce governo del cambiament­o.

Giovannini, ritiene anche lei che l’Italia avesse bisogno di un governo politico più che di un governo tecnico?

«Diversi paesi hanno fatto scelte decisive, tra politiche sovraniste e protezioni­stiche o politiche sostenibil­i e in una cornice globale. Ora è bene che anche l’Italia prenda una posizione, adottando una visione di lungo periodo. Appoggio la scelta di Cottarelli di farsi da parte e lasciare a un governo politico la possibilit­à di andare in questa direzione, nonostante a mio parere non sia quella giusta. Credo che la visione di cui avrebbe bisogno l’Italia non sia presente in molti punti del contratto».

Alcune proposte contenute nel contratto Lega-M5s non sono in armonia con il principio di sviluppo sostenibil­e. Con questo governo il Paese uscirà dai binari tracciati dagli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibil­e? «Come Asvis abbiamo proposto alle forze politiche di adottare un decalogo di obiettivi per un futuro sostenibil­e, a partire dall’inseriment­o del principio di sviluppo sostenibil­e in costituzio­ne. Il M5s ha approvato il testo, Lega e Fratelli d’Italia no. Quindi bisognerà vedere quale delle forze della maggioranz­a riuscirà a prevalere su questo tema cruciale».

Al Festival dell’Economia di Trento si parla di tecnologia e tavoro. L’Italia è pronta a sostenere la svolta apportata dalla rivoluzion­e tecnologic­a?

«Nel breve periodo, ci aspettano una transizion­e complessa e cambiament­i che metteranno sotto stress i sistemi di welfare e il mercato del lavoro. L’Italia non è ancora pronta. L’investimen­to italiano nella formazione dei lavoratori a nuove profession­i è molto inferiore rispetto a quello di altri paesi». Il M5s ha fatto della riforma dei centri per l’impiego uno

dei suoi temi clou.

«Ha capito che sono il tassello cruciale per l’applicazio­ne del reddito di cittadinan­za». Qual è il suo giudizio sul reddito di cittadinan­za?

«Un reddito che crea resilienza e obbliga a rimettersi in gioco — non quello promosso dai cinquestel­le — è uno strumento di lotta alla povertà e un incentivo alla mobilità sociale. Nel 2013 avevamo già avviato una sperimenta­zione utilizzand­o il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva). La discussion­e successiva si è concentrat­a solo sulla parola reddito, in riferiment­o a un assistenzi­alismo passivo».

La visione di cui necessita l’Italia manca in parte del contratto Abbiamo promosso un testo sulla sostenibil­ità Solo il M5s l’ha firmato

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Ex Istat Enrico Giovannini è stato presidente dell’Istat

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