L’AQUILA ANCORA IN FINALE UN RISULTATO CHE ENTUSIASMA
Cara Aquila, quarto anno di serie A, quarto anno di play-offe seconda finale scudetto: hai dimostrato ancora che non sei da meno di nessuna squadra. Se una finale porta a un solo vincitore, tu hai ancora confermato di essere non solo vice-campione in carica, ma anche prima in Italia per correttezza, in grado di conseguire un altro risultato eccezionale, con seria e consapevole capacità di utilizzare e ricavare dai propri tecnici e giocatori quel «di più» che lo sport di livello richiede. Nei commenti entusiasti del dopopartita di gara-4 si è usato il termine «vendetta». No, questa terminologia non ci appartiene. Piuttosto Venezia, e il suo presidente, devono farsi un esame di coscienza per taluni atteggiamenti poco sportivi. Per Trento è stata una rivincita, non una vendetta: nel risultato, nel comportamento, nel praticare il vero sport. Non si tratta di procurare danni materiali o morali. È la stessa differenza che c’è tra lotta (competizione di forza e destrezza) e battaglia( contrapposizione armata ). Non c’ è da annunciare un «bollettino della vittoria», non eravamo a Villa Giusti, lo sport non è, e non deve essere, una guerra. Sport, dal latino «deportare» (cioè «uscire fuori porta», in italiano è arrivato come «diporto», cioè svago, divertimento). L’Aquila basket ha confermato la sua caratura: il valore di una squadra non è solo quello economico, è dato da un complesso di doti. Partecipare alla massima serie prevede massima serietà ma non richiede di eliminare la gioia. Il successo contro Venezia ha aperto le porte alla Dolomiti Energia della seconda finale scudetto consecutiva. E noi accompagneremo, ancora una volta, la nostra squadra con entusiasmo e fierezza.
ACaro Corradini,
nch’io sono per usare termini consoni a una sfida sportiva, anche se parlare di «vendetta» non lo trovo esageratamente sopra le righe. È il termine «odio» che dovrebbe essere abolito in generale e soprattutto nello sport. Basta vedere cosa succede nel calcio, dove la sana rivalità ha lasciato il posto all’insulto più becero. Detto questo, la seconda finale consecutiva da parte degli uomini di Buscaglia e del presidente Longhi va salutata con il giusto orgoglio e la necessaria consapevolezza che non siamo più di fronte alla casualità. Dietro a un simile traguardo si trovano organizzazione, preparazione, doti tecniche, programmazione. Trento contro Milano è una sorta di Davide contro Golia. Ma proprio perché i bianconeri nulla hanno da perdere, la sfida può riservare grosse sorprese.