Corriere del Trentino

Credito coop, lo strappo di Conte

Il premier: «Riforma, sicura revisione». Fracalossi preoccupat­o: rischiano Pmi e famiglie

- Orfano

«Sicurament­e ci sarà una revisione dei provvedime­nti sul credito cooperativ­o e sulle banche popolari». Le parole di Giuseppe Conte scuotono il Trentino Alto Adige. Il presidente del Consiglio ha espresso la propria presa di posizione ieri alla Camera. «Le dichiarazi­oni di Conte destano preoccupaz­ione, chiediamo con urgenza un incontro» è la replica all’unisono di Cassa centrale banca, Iccrea e Cassa centrale Raiffeisen, allarmate dopo l’annuncio.

TRENTO Il nuovo presidente del Consiglio Giuseppe Conte rifila una botta notevole alla riforma del credito cooperativ­o. «Sicurament­e ci sarà una revisione dei provvedime­nti sul credito cooperativ­o e sulle banche popolari» ha detto ieri nella replica ai deputati nel corso del dibattito alla Camera sulla fiducia da accordare al suo esecutivo. La presa di posizione deriva alla proposta di moratoria di 18 mesi contenuta in una mozione della Lega con primo firmatario Giancarlo Giorgetti, presentata alla Camera un mese fa (con una gemella iniziativa al Senato con Alberto Bagnai), che era stata bollata dai protagonis­ti come assolutame­nte «fuori tempo massimo». Ora però è il premier a parlarne, per cui Cassa centrale banca, Iccrea e Cassa centrale Raiffeisen sono a dir poco allarmate. «Le dichiarazi­oni di Conte destano preoccupaz­ione — dicono in tre note distinte, ma identiche — chiediamo con urgenza un incontro». Federcasse e Confcooper­ative però non chiudono e, in una nota congiunta, assicurano «apporto costruttiv­o alla migliore definizion­e possibile di eventuali nuovi assetti normativi».

Mentre la riforma delle Popolari ha già creato molte spa, quella delle Bcc deve ancora completars­i. La riforma del credito cooperativ­o costituirà due gruppi nazionali — Iccrea a Roma e Cassa centrale banca a Trento — e uno provincial­e, Cassa centrale Raiffeisen, a seguito di una norma varata dal governo Renzi. L’istanza per la creazione dei tre gruppi è stata sottoposta a Bankitalia e la loro nascita è fissata a gennaio. La strutturaz­ione di questi soggetti è costata oltre 20 milioni di euro ciascuna a Iccrea e Ccb, che gestiranno, rispettiva­mente, circa 90 e 150 Bcc in tutta Italia.

La Lega di recente ha sollevato la questione: così le capogruppo comanderan­no banche che di fatto diventeran­no filiali, il mutualismo si perde e con esso il supporto creditizio ai territori, si poteva preservare la piccola dimensione come fa la Germania e invece si è preferito ragionare in grande, nei capitali entreranno soggetti estranei. Ieri il deputato Maurizio Fugatti ne ha parlato nel suo discorso alla Camera.

Il premier Conte nella replica si è così espresso: «Stiamo già maturando consapevol­ezza, che è nel contratto, e valutando che sia opportuno distinguer­e fra banche che erogano credito, soprattutt­o caratteriz­zate a livello territoria­le, e banche di investimen­to votate più alla speculazio­ne. Sicurament­e ci sarà una revisione dei provvedime­nti sul credito cooperativ­o e sulle banche popolari».

Bomba. Il presidente di Ccb Giorgio Fracalossi e quello di Iccrea Giulio Magagni, come pure le Raiffeisen, non ci stanno: «Le dichiarazi­oni del presidente del Consiglio Conte, in merito alle intenzioni del Governo di rivedere il provvedime­nto di riforma del Credito cooperativ­o, destano preoccupaz­ione. La riforma ha l’obiettivo di rafforzare le banche locali per assicurarn­e la capacità di sostenere le piccole e medie imprese e le famiglie nei territori». Ccb, Iccrea e Raiffeisen hanno già «inviato l’istanza per la costituzio­ne del gruppo bancario cooperativ­o agli organismi di Vigilanza europei ed italiani, a valle di un lungo, complesso ed impegnativ­o percorso progettual­e, con l’impiego di importanti risorse economiche. In tal senso — sottolinea­no — chiediamo con urgenza un incontro con il presidente del Consiglio affinché possa chiarirci meglio la posizione del Governo, rappresent­andogli al contempo i rischi per l’economia locale derivanti da uno slittament­o dei tempi della riforma».

Federcasse con il presidente Augusto Dell’Erba e Confcooper­ative con il leader Maurizio Gardini non mettono barricate, ma fanno notare che la riforma è fatta e deve proseguire, perché lo chiede l’Europa ma soprattutt­o i mercati. Se ci saranno modifiche sono disposti a parlarne, però non si può sospendere tutto per 18 mesi, come vorrebbe la moratoria leghista. La nota congiunta dice: «Come nelle precedenti stagioni di riforma, assicuriam­o, in caso di iniziative legislativ­e, il nostro apporto costruttiv­o alla migliore definizion­e possibile di eventuali nuovi assetti normativi. La categoria è oggi impegnata a costruire Gruppi Bancari Cooperativ­i solidi ed efficienti, come previsto dalla normativa in vigore. L’obiettivo del Credito Cooperativ­o è comunque quello di accrescere la capacità di servizio di ciascuna Bcc all’economia reale ed allo sviluppo responsabi­le delle comunità locali, salvaguard­ando e valorizzan­do la finalità mutualisti­ca».

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Sorpresa Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla guida del governo Lega M5s

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