Passerini scettico sulla svolta «Cambiare i trattati europei? Ci saranno grandi resistenze»
BOLZANO Fa discutere gli osservatori la sintonia tra il ministro dell’Interno austriaco Herbert Kickl e il suo omologo italiano Matteo Salvini, che partono già da un punto fermo: «La situazione al Brennero è già di chiusura, c’è già un “muro” di controlli polizieschi che impediscono passaggi di migranti senza documenti», mette le mani avanti Kickl. A rispondere è Vincenzo Passerini, ex consigliere regionale, attuale presidente della Federazione del Trentino Alto Adige del Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza).
Passerini, come vanno interpretate tali dichiarazioni?
«Io credo che l’obiettivo di Vienna potrebbe essere quello di indurre l’amico Salvini a prendere una posizione più decisa rispetto ad una più efficace politica di respingimento nel Mediterraneo, luogo di origine del “problema”, il grande portale da cui passa il flusso migratorio verso l’Europa. L’amicizia tra le destre di governo in Italia e in Austria è preoccupante in questo senso».
Cosa la preoccupa?
«Il fatto che Paesi, come da ultimo la Slovenia, a noi non molto lontana, abbiano sterzato a destra alle ultime elezioni battendo molto sul tema della paura del profugo e delle migrazioni quando, invece, di profughi (per i quali tutti i governi, anche quelli anti-immigrati, vengono finanziati dall’Ue) ne ha pochi».
Un cambiamento ci deve essere però sui trattati?
«Kickl parla di una rivoluzione copernicana nel sistema del diritto d’asilo stabilito ormai dal 1997 con il Trattato di Dublino che poi negli anni è stato aggiornato. Oggi, però una modifica su come concedere il diritto d’asilo ai migranti va bene all’Italia ma non è detto che vada bene per gli stessi motivi all’Austria».
In che senso?
«L’Italia deve chiedere, così come il neo presidente del Consiglio Conte ha dichiarato nel discorso sulla fiducia, una più equa distribuzione dei migranti in compartecipazione con il resto dell’Unione. Ma l’Austria, e non solo, anche l’Ungheria, non credo che vogliano lo stesso. È vero che l’Austria ora strizza l’occhiolino all’Italia. Ma è contraddittorio questo atteggiamento. Il governo austriaco probabilmente vorrebbe che l’Italia si tenesse tutti i suoi profughi e che non vengano ridiscussi i criteri di ripartizione in senso più equo».
Come va affrontato anche in Regione il fenomeno migratorio?
«In regione abbiamo circa 3400/3500 richiedenti asilo e il sistema dell’accoglienza regge. Certo, ci sono problemi con molti comuni che ancora non accolgono. C’è un’eccessiva concentrazione a Trento, Rovereto, Bolzano. Ci vorrebbe più corresponsabilità qui da noi come in Europa. A livello generale, bisognerebbe avere la consapevolezza che il fenomeno migratorio, così come lo conosciamo oggi, è originato da una disuguaglianza spaventosa nella distribuzione della ricchezza mondiale. Per cui, è ovvio che ci sarà sempre una migrazione fortissima in un mondo, come quello attuale, in cui l’80% della popolazione detiene solo una minima parte della ricchezza prodotta. E’ normale che la gente decida di venire qui, tentando il tutto per tutto, a cercare un futuro nei Paesi dove c’è maggior benessere».