Corriere del Trentino

IL SEGNALE CHE ARRIVA DA MARINA

- di Luca Malossini

Lo schiaffo, metaforica­mente parlando, è arrivato venerdì dalla Cooperazio­ne: dopo 123 anni una donna guiderà il movimento che fu di don Guetti. Un cambio di passo epocale all’interno di un mondo che per un lungo tratto di strada ha vissuto in simbiosi con la politica. Si badi bene che non è in discussion­e il rapporto Cooperazio­ne-realtà istituzion­ali, piuttosto il metodo che ha governato una simile liaison. Una sovrapposi­zione di ruoli che ha finito per annullare anche i più piccoli spazi di un sano contraddit­torio.

Ma attenzione: quel legame è sempre andato bene a tutti, ne è stato l’asse portante su cui è fiorita una gestione del consenso capillare, dove il potere centrale si alimentava grazie ai voti della periferia. Una rete di rapporti legittima ma troppo sovraespos­ta, che con l’andare del tempo, dentro alla Cooperazio­ne, ha creato logorament­o, spingendo verso l’alto la voglia di voltare pagina. Di quella rinascita riformista, complicata e niente affatto scontata, Marina Mattarei oggi ne è l’emblema. E la politica? Ha nicchiato davanti al maquillage cooperativ­o. Chiusa l’era di Lorenzo Dellai, il Patt di Ugo Rossi ha provato a tirare le fila, ma con scarso successo.

Ecco, della determinaz­ione che ha incoronato al di là di ogni più rosea aspettativ­a Marina Mattarei ce ne vorrebbe un po’ per animare il centrosini­stra autonomist­a, ormai prigionier­o di se stesso e dilaniato da una serie di veti incrociati.

Alla fine, la coalizione individuer­à l’uomo a cui affidare le chiavi di Piazza Dante. Altrettant­o scontato, ormai, che sarà nuovamente l’attuale presidente Rossi. Un governator­e, però, indebolito da una campagna di vera delegittim­azione. Una scelta rabberciat­a all’ultimo momento, il cui sapore di precarietà non sfugge certo ai palati più fini. Il rischio di pagare un prezzo molto alto il 21 ottobre è dietro l’angolo. Il continuo rinviare le decisioni per rincorrere inutili visibilità personali ha prodotto confusione dando l’impression­e di navigare a vista. La verità è che l’esito elettorale del 4 marzo non è stato ancora metabolizz­ato. Quando c’era la necessità politica di fare quadrato, rassicuran­do gli elettori del centrosini­stra che il vento nazionale non avrebbe trovato terreno fertile in loco, l’intesa ha iniziato a scricchiol­are. Ha avuto così inizio una sorta di processo molto curioso con imputato principale Ugo Rossi e nei panni della pubblica accusa coloro che hanno vissuto fianco a fianco al leader autonomist­a in questi cinque anni. Una resa dei conti interna senza esclusioni di colpi che sta ricompatta­ndo un centrodest­ra che in Trentino, nonostante il vento della vittoria nazionale, aveva comunque palesato talune difficoltà nel dare vita a una larga alleanza. Per il centrosini­stra, piaccia o meno, un pesante autogol.

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