«Credito, riforma Pd da abolire»
Governo, Fraccaro netto: il testo va riscritto. Obiettivo: promuovere le piccole banche
La riforma Renzi sul credito cooperativo deve essere «abolita» o «riscritta a fondo», la moratoria è opportuna. Lo scrive il ministro M5s Fraccaro in un documento steso con Köllensperger. L’obiettivo è promuovere le piccole banche, perché possano continuare a sostenere le Pmi. Preoccupato Villotti, candidato alla presidenza Federcoop per il credito. In corso trattative Ue.
TRENTO La riforma del credito cooperativo varata dal governo Renzi, secondo il ministro Cinque stelle Riccardo Fraccaro è da «abolire o quantomeno da riscrivere a fondo». Diventa sempre più in salita, dunque, la strada che dovrebbe portare alla nascita dei gruppi nazionali di Cassa centrale banca e Iccrea, oltre a quello provinciale delle Raiffeisen. A quanto pare la rigidità della riforma potrebbe essere oggetto di un’apertura di un nuovo negoziato con la Commissione europea, per cercare una maggiore flessibilità, per poi virare su una modifica normativa per recepire le novità. In questo contesto il tema dell’allungamento dei tempi, vale a dire la moratoria di 18 mesi chiesta dalla Lega, potrebbe rientrare o meno nel ragionamento, a seconda delle necessità. Bankitalia starebbe già negoziando.
L’intervento del ministro Fraccaro (di cui si pubblica
sotto il testo integrale scritto con l’altoatesino Paul Köllensperger ), punta il dito sul fatto che il Pd ha minato «l’autonomia gestionale delle piccole Bcc». Questo aspetto è parte integrante del sistema risk-based, che l’altro ieri il presidente della Federazione trentina, Mauro Fezzi, si è augurato possa rientrare nel patto di coesione. Una parola definitiva sul fatto che questo sistema non sia destinato a governare il futuro dei rapporti fra capogruppo e Bcc.
Il cosiddetto «semaforo» è stato presentato da Ccb alle banche che poi avrebbero scelto di aderire al proprio gruppo, con l’idea di concedere più autonomia a quelle con indici migliori. Una prospettiva che però la Banca d’Italia, sia a livello nazionale che trentino, ha più volte messo in discussione. Il senso: la capogruppo comanda e deve trattare tutte le banche allo stesso modo, a prescindere dal loro stato di salute. Fezzi ne aveva parlato nelle scorse settimane, in piena campagna elettorale sia con Di Maio che con Salvini e ora gli effetti si vedono, anche se pare che il pungolo più importante contro la riforma provenga da alcune Bcc di Lombardia e Sud Italia. L’auspicio è che questo principio, ora azzoppato, possa rientrare nelle «modifiche proposte dal nuovo governo», indicazioni che a questo punto «troverebbero una loro coerenza con lo spirito originario della riforma e sarebbero molto probabilmente accolte in maniera positiva dalle tante Casse rurali e Bcc che proprio su queste premesse hanno dato convintamente la loro adesione al progetto di Ccb».
Riguardo alle possibili modifiche della riforma, l’altro ieri a Parma il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, ha detto: «Rispetto a quando la riforma è stata pensata, con l’obiettivo di consentire al settore di riuscire a reperire in modo autonomo capitali sul mercato, è possibile che stia emergendo, in virtù dell’applicazione dei requisiti patrimoniali pensati per le banche significant, la circostanza che i costi della riforma così congegnata possano superare i benefici».
Come indica il Sole 24 ore i costi del credito cooperativo, non solo in termini di accantonamenti, sarebbero più elevati rispetto a quelli che devono sopportare le spa. Nel contesto della riforma, spa sono solo le capogruppo, mentre tutto il resto dei soggetti è di natura cooperativa. Per Fraccaro la riforma in qualche modo è stata mitigata in Alto Adige, grazie al gruppo provinciale, «ma la spada di Damocle pende sulla testa delle Bcc trentine e del resto d’Italia».
«Rimedi parziali in Alto Adige: la spada di Damocle pende sulle altre realtà italiane»