Cooperazione, nuova sede Opzione Albere
Quote associative delle Rurali e vendita a Ccb del palazzo Federcoop, con possibile trasferimento alle Albere. Sono questi i due dossier più urgenti sul tavolo della neo-presidente Marina Mattarei.
I due dossier più urgenti sul tavolo della neo-presidente Marina Mattarei riguardano da vicino il credito: la definizione della quota associativa delle Casse rurali trentine, riattivando il tavolo bloccato per via delle elezioni federali; e la partita della vendita dell’intero palazzo di Federcoop a Cassa centrale banca, che ha bisogno di spazi per raggruppare tutte le strutture nazionali in via Segantini. Da più fonti viene confermata una trattativa in corso per l’acquisizione di una palazzina al quartiere le Albere a Trento, di fronte al Muse, ora ancora libera. Insomma, un periodo intenso per la prima presidente donna di Federcoop, che comunque dovrebbe poter contare su un cda progressivamente sempre più compatto a suo sostegno.
Nei prossimi giorni si riunirà il nuovo consiglio di amministrazione definito l’altro ieri in assemblea. Sulla carta non sono molti i «fedelissimi» di Mattarei scaturiti dai convegni di settore e dalla nomina dei quattro consiglieri trasversali, ma è opinione diffusa che dopo una fase di assestamento la maggioranza del cda potrebbe compattarsi a fianco della nuova presidente. L’unico punto di domanda potrebbe essere rappresentato dai consiglieri che sono anche presidenti di Consorzi, una sovrapposizione che l’area riformista ha sempre giudicato inadeguata. Da vedere se Mattarei chiederà loro di fare una scelta di campo: d’altronde si tratta di sette componenti su 23, una loro messa in discussione aprirebbe una fase molto critica.
Il primo tavolo da riaprire, poiché il calendario lo esige, è quello delle quote che le venti Casse rurali verseranno in Federcoop dal 2019 in avanti. All'inizio dell’anno Ccb aveva mandato una lettera alle singole banche, indicando che scrivessero a loro volta a Fe- dercoop comunicando la decisione di dimezzare la quota associativa. Da quel momento, superando un gelo iniziale, è stato intavolata una trattativa che ha coinvolto anche la riorganizzazione complessiva del personale Federcoop. Il risultato: con i trasferimenti di poco meno di trenta dipendenti in Ccb, che assorbe anche la maggior parte dei servizi, ma anche dei costi, l’ipotesi di accordo prevedeva una quota per ogni banca pari a 100.000 euro. Un paio di milioni totali che rappresenterebbero un impegno molto inferiore rispetto agli 8-9 del passato. In Federazione però questa prospettiva viene considerata equilibrata per i conti della nuova organizzazione. L’importante è riaprire il tavolo: Ccb non si troverà davanti Ermanno Villotti o Michele Odorizzi, ma Marina Mattarei, osso sicuramente duro. Che probabilmente non accetterà da parte del credito ingerenze sui rapporti da tenere con gli altri settori.
Seconda questione: lo spostamento della sede. Cassa centrale ha intenzione di riunire tutti i suoi uffici per il polo nazionale in via Segantini a Trento, acquistando lo stabile di Federcoop, di cui ha già preso in affitto alcuni spazi. Un investimento per Ccb che significherebbe anche concentrare il più possibile la sede centrale a Trento, fattore importante per il futuro, quando i vertici potrebbero essere espressi non necessariamente dalle banche trentine.
Se Ccb andrà in Federcoop, Federcoop dovrà trovare una nuova sede. Ecco che si fa strada la possibilità di un trasferimento in una delle palazzine più belle del quartiere le Albere disegnato da Renzo Piano, che fa ancora fatica a vendere i suoi spazi. Si tratterebbe dello stabile collocato difronte al Muse, una posizione prestigiosa per gli uffici di Federcoop.
Il cda dovrebbe sostenerla a patto di evitare il nodo dei leader nei consorzi