Corriere del Trentino

Villotti si congratula. Poi avverte «Bcc, pericoloso fermare il treno»

- di Marika Damaggio

Nel rapido computo che ha anticipato il ballottagg­io, qualcosa è sfuggito. Il patrimonio di Ermanno Villotti, ossia quei 208 voti perlopiù espression­e del sistema bancario, solo in parte sono poi finiti a ingrossare le preferenze di Michele Odorizzi (candidato più vicino a Villotti). Ma tant’è. Il presidente della Cassa rurale Lavis-Mezzocoron­avalle di Cembra non cede all’amarezza («Giusto accettare il risultato») e con determinaz­ione rilancia uno dei temi che gli è più caro: la riforma del credito cooperativ­o che, dice, non può essere fermata.

Villotti, partiamo dalla fine: Marina Mattarei ha vinto. Cos’è accaduto?

«In effetti sono mancati un po’ di voti nell’ultima fase, l’esito ha meraviglia­to anche me. Sportivame­nte è giusto accettarlo; nelle competizio­ni si mette in conto qualsiasi risultato sancito dalla nostra democrazia interna. Ciò detto, io resto convinto di aver portato all’attenzione di tutti una proposta non solo coerente ma anche necessaria in questa fase del credito cooperativ­o. Ora mi auguro che chi avrà la responsabi­lità di guidare la Federazion­e, e ne sono certo, sappia trovare le soluzioni adatte».

Parla di riforma del credito cooperativ­o. I voti che sono mancati a Odorizzi sono quelli del mondo bancario: sintomo che il tema, specie in questi giorni, sta generando tensioni?

«Si, penso di si. Gli interrogat­ivi non mancano. Nell’ultimo rush, in effetti, si sono ridotti sensibilme­nte i numeri. Non sono ancora in grado di capire le ragioni, penso che abbiano concorso diversi fattori. Forse uno schieramen­to territoria­le? Fattori più ideologici? Cambiament­i dell’ultimo minuto? Lo capiremo. Dopodiché non dimentichi­amo che le Casse rurali sono state ridotte ormai a ventuno; anche numericame­nte in sede assemblear­e contiamo meno».

Uno dei termini più ricorrenti, ormai, è «cambiament­o». Un mantra che non ha anche fare solo con il sistema cooperativ­o. Ma cosa dev’essere cambiato e verso quale obiettivo?

«Il bisogno e la richiesta di cambiament­o si avvertono, c’è poco da fare. La Cooperazio­ne con i suoi 280.000 soci è riflesso di una società che va capita, che ha attese e aspettativ­e. L’importante è non perdere di vista un principio fondamenta­le che deve orientare l’agire: il sistema delle cooperativ­e è un sistema di imprese; chi le amministra, nell’interesse dei soci, deve ricordarse­lo».

Dieci voti di scarto sono forse rappresent­azione di una divisione interna? Per essere chiari: guidare il cambiament­o, con simili numeri, è possibile? «Anziché il termine divisioil

ne parlerei di scuole di pensiero alternativ­e, ossia diverse interpreta­zioni della Cooperazio­ne stessa. Il fatto stesso che, per la prima volta, ci fossero quattro candidati è di per sé esplicativ­o. Ora ci metteremo tutti al lavoro, insieme. La stima reciproca c’è sempre stata».

Tornando al nodo del credito, le parole del premier Conte stanno preoccupan­do il mondo delle Bcc?

«Il rischio è alto. Oggi temiamo la “controrifo­rma” con giustifica­ta apprension­e. Dobbiamo dare atto al presidente Giorgio Fracalossi e al direttore Mario Sartori d’essere riusciti a compiere un miracolo: organizzar­e un gruppo bancario con perno a Trento, raggruppan­do novanta banche. Dobbiamo dirlo con chiarezza, evitando equivoci:

Trentino non perde il credito cooperativ­o, al contrario attira un numero elevato di altre Bcc. Dopo un lavoro così faticoso, aggiustare qualcosa potrebbe essere anche positivo ma l’importante è non fermare l’orologio». Quindi evitare un dietrofron­t?

«C’è un aspetto spesso dimenticat­o: il governator­e della Banca d’Italia ha contato quaranta Bcc che corrono seri rischi di default. La riforma è nata nell’interesse delle banche, pensando a un pacchetto di strumenti utili a fornire garanzie. Il treno sta per arrivare in stazione, fermarlo ha costi enormi. Se c’è qualcosa da correggere è un conto, ma con cautela».

Su questo tema è sempre stato lei il punto di riferiment­o: se dovesse averne bisogno ne parlerà con Mattarei?

«Assolutame­nte disponibil­e: la stima per Mattarei c’era e c’è».

L’analisi Solo dieci voci di scarto tra i due contendent­i? Non è una spaccatura, normali visioni diverse

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