Rifugio Vittorio Veneto Urzì: «Nome cancellato, una follia revisionista»
BOLZANO Il rifugio Vittorio Veneto diventa un caso nazionale. Il consigliere provinciale Alessandro Urzì si appresta a inviare una petizione al presidente del Consiglio dei ministri.
«D’ora in avanti Vittorio Veneto in Alto Adige sarà sinonimo di ingloriosa capitolazione. Lo dovremo al Pd che è sempre in prima linea nello smontare pezzo dopo pezzo ogni traccia di memoria storica italiana in provincia di Bolzano» tuona Urzì.
Secondo il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia il rifugio sul Sasso Nero in Valle Aurina si appresta a scomparire dalle carte geografiche. «Che questo accada nel Centenario della conclusione della Grande Guerra e della battaglia vittoriosa proprio di Vittorio Veneto, che oggi è diventata simbolo di pace e riconciliazione, appare ancora più sconcertante» insiste Urzì che accusa l’assessore alla cultura italiana Christian Tommasini di aver capitolato di fronte ai secessionisti.
«Tommasini sostiene sibillinamente che non ci sarà alcun cambio di nome. Tuttavia siccome il vecchio rifugio Vittorio Veneto è stato abbattuto ed è stato ricostruito pochi metri più in là allora l’assessore sostiene che si tratta di un nuovo rifugio a cui dovrà essere trovato un nuovo nome. Tommasini ha detto che si , chiederà a Cai e Alpenverein e poi la giunta deciderà. Dunque — aggiunge Urzì — alla fine il cambio di nome ci sarà. Perché un nuovo nome? Perché mantenere quello di Vittorio Veneto che fastidio avrebbe dato?» si domanda l’esponente di FdI che si dice sconcertato dal fatto che il Pd abbia accolto una richiesta che arrivava da un partito secessionista.
«In questi giorni — annuncia Urzì — un appello alla mobilitazione nazionale per la conservazione del nome storico di Vittorio Veneto per il rifugio sul Sasso Nero sarà inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri dove è istituito un Comitato interministeriale che accompagna le celebrazioni nel centenario proprio di Vittorio Veneto. E una lettera sarà inviata anche al sindaco della città di Vittorio Veneto per chiedere di levare un accorato appello alla conservazione di una memoria storica indelebile, oggi simbolo di pace e riconciliazione. Sarebbe un atto di rispetto per la Comunità italiana stanca di continui gesti di mancanza di rispetto».