La croce che divide
Lo scarno segno della croce era già nelle culture più antiche simbolo di incontro, di adesione, di forza. Negli ultimi anni sta invece diventando sempre più motivo di contrasto e di polemiche.
Ricordo di aver ammirato al Museo archeologico di Damasco (chissà se ancora in piedi), una coppa in argilla proveniente da Ebla, una culla della civiltà nella Mezzaluna fertile. Il modesto utensile bianco, risalente al quinto millennio a.C., mostrava bordi azzurrognoli e sul fondo una croce doppia. L’elemento decorativo l’incontro in tutte le sue dimensioni: tra cielo e terra, tra uomo e donna, tra persona e persona.
Qualcosa di simile esprime l’ideogramma cinese «wang» che indica l’essere umano e lo chiama «re e pontefice»: re sulla terra e costruttore di ponti verso il cielo. Anche tale figura stilizzata ha la forma di una croce che unisce l’alto e il basso, l’oltre e la nostra dimensione terrena. Pure in India la croce gammata o svastica (ripresa da Hitler ma in senso inverso, così da alludere alla morte e non alla vita) indicava i raggi benefici del sole, che fecondano la terra e le donano vita.
I pellirosse d’America costruivano i loro totem - manufatti appunto a forma di palo della croce — con in cima il simbolo di Manitou: un’aquila con le ali tese o una testa di bisonte, che guardavano nelle quattro dimensioni della terra, ad esprimere il dominio del Grande Spirito su tutto ciò che vive. Qui la croce stava ad esprimere universalità e ordine.
Con l’avvento del cristianesimo, lo strumento romano di supplizio dei malfattori diviene icona del desiderio di giustizia, di umanità e di riscatto da parte di un Dio misericordioso dell’innocente che ha sofferto. Pur continuando ad essere simbolo di sofferenza e di morte, essa si apre alla dimensione luminosa della resurrezione, della vita nuova. Per tale motivo molti malati che incontro nei vari ospedali o nelle loro case, trovano conforto nella visione del Crocifisso che — come spesso loro stessi — ha patito senza colpa alcuna. La croce diviene in definitiva un simbolo dell’amore di Dio per l’uomo, anche a costo del sacrificio supremo. Lo esprime bene l’affresco del maestro Leonardo nella chiesa di Melluno sopra Bressanone, ove un angelo indica un grande cuore trafitto sulla croce. Ecco perché in questa domenica del Sacro Cuore arderanno sui monti del Tirolo cuori sormontati dalla croce, a indicare che l’amore divino prevale sempre sulla sofferenza che gli uomini imputano ad altri uomini. Nella nostra terra la diffusione del cristianesimo ha portato ad erigere numerose croci lungo i sentieri ed anche sulle vette. In Baviera una recente legge prescrive di reintrodurle in tutti gli ambienti pubblici. Vuol essere un’efficace misura anti islamica? Credo allora che si dovrebbe piuttosto riprendere ad offrire una seria formazione religiosa ai cristiani stessi. Su questa materia la mia opinione è quella di non togliere i crocifissi esistenti, ma nemmeno di aggiungerne di nuovi, che potrebbero avere l’effetto di esasperare quanti credenti non sono. Il rispetto delle opinioni altrui è una conseguenza del culto di un Dio che è amore, che trova il proprio simbolo nel Cuore trafitto.