Sacro Cuore La tradizione
Il rito si ripete come ogni anno all’ottava dal Corpus Domini Sulle pendici dei monti ardono suggestive immagini di fuoco LA DEVOZIONE AFFONDA LE RADICI GIÀ NEL MISTICISMO MEDIOEVALE
Acquista particolare rilievo nel XVII secolo soprattutto in Francia
Andreas Hofer ne proclamò la festa il 6 giugno per tutto il Land dopo la vittoria
Oggi, domenica 10 giugno 2018, all’ottava dal Corpus Domini, come tutti gli anni in questa ricorrenza, sulle pendici dei monti della nostra terra ardono suggestive immagini di fuoco raffiguranti il Sacro Cuore di Gesù. Fuochi grandi, altri più piccoli, alcuni a distanza ravvicinata, altri molto lontani, fuochi che incendiano la notte a memoria di antichi riti e sempre attuali devozioni. Un tempo i fuochi di giugno coincidevano con la festa per il solstizio d’estate e rappresentavano il trionfo del Sole e la cacciata degli spiriti maligni dell’inverno che avevano preso possesso della terra.
Con la cristianizzazione i fuochi cambiarono nome e divennero i fuochi di San Giovanni decollato sulla linea dell’orizzonte: fuochi in onore del santo, ma anche un richiamo al sole che da questo tempo in poi «perde» della sua forza perché le giornate si accorciano.
A partire dal Settecento, questi fuochi mantennero tutto il loro significato tradizionale, aggiungendovi quello di festa solenne, la festa della dedicazione del Tirolo tutto al Sacro Cuore di Gesù.
Ma, al di là di ogni possibile confusione, veniamo ad un po’ di storia di questa devozione, anche se so di ripetermi, perché ancora, anni fa ho esaminato questo tema.
Mi sembra però assai importante dare un profilo storico a questa dedicazione, specialmente in un momento come questo di grande confusione ideologica.
Come scrive lo storico Carlo Romeo nel suo libro I fuochi del sacro Cuore (Praxis 31996), la devozione affonda le sue radici già nel misticismo medioevale, ma acquista particolare rilievo nel XVII secolo, soprattutto in Francia.
Un sacro cuore di stoffa, cucito sul petto, fu il simbolo dell’insurrezione della Vandea che scoppiò nel marzo del 1793. A questa seguirono le varie «Vandee italiane», in opposizione alla occupazione del generale Buonaparte che si preparava a ricongiungersi col generale Moreau, per marciare assieme verso Vienna, occupando il Tirolo.
Era il maggio del 1796. Nel giugno del 1796 la Dieta tirolese elesse un comitato di 26 uomini che si riunirono a Bolzano a Palazzo Toggenburg, sede di giustizia. L’abate Sebastian Stöckl dell’Abazia di Stams in Tirolo, fece la proposta di porre tutto il popolo tirolese sotto la protezione del Sacro Cuore di Gesù e prestargli voto con giuramento solenne.
Il 3 giugno 1796 fu espresso solennemente il voto nel Duomo di Bolzano, davanti all’immagine del Sacro Cuore.
Napoleone, arrivato fino a Trento, miracolosamente, cambiò rotta, seguì la Valsugana e passò attraverso il Friuli per raggiungere Vienna. Il Tirolo fu risparmiato. Il Sacro Cuore aveva fatto il miracolo e la devozione si rafforzò.
Durante l’insurrezione contro i franco-bavaresi, Andreas Hofer rinnovò il patto con il Sacro Cuore. Era il 30 maggio 1809. Dopo cinque giorni di durissimi scontri al Berg Isel ad Innsbruck, i tirolesi trionfarono e Andreas Hofer proclamò, il 6 giugno, la festa del Sacro Cuore come festa di tutto il Land e rinnovò il patto a ringraziamento del miracolo avvenuto.
Comincia così la serie dei Bundeserneuerungen, cioè i rinnovamenti del Patto con il Sacro Cuore. Dopo Andreas Hofer il patto fu rinnovato nel 1816, con il ritorno degli Asburgo, poi nel 1848, in corrispondenza alle insurrezioni liberali, nel 1859, in concomitanza con la seconda guerra d’indipendenza, e poi nel 1861 per rafforzare la mobilitazione contro la legge promulgata da Francesco Giuseppe che concedeva la libertà di culto ai protestanti. Nel 1866 il Tirolo si salva ancora, nonostante l’esito disastroso della guerra austro-prussiana e il patto è rinnovato. .Le due Bundeserneuerungen del 1870 e del 1876 si collocano nel momento della massima tensione della lotta del Tirolo contro la libertà di religione, passata alla storia come Kulturkampf. Il giuramento venne rinnovato nel 1896, in occasione dei cento anni del Patto e poi ancora nel 1909, centenario dell’insurrezione hoferiana.
Fu in occasione del rinnovo del Patto nel 1896 che fu composto l’inno il «Tiroler Herz-Jesus Bundeslied» con testo di Josef Seeber e musica di Ignaz Mitterer. Esso compendia ed esprime, meglio di tante parole, lo strettissimo conubbio tra significati religiosi e quelli della Heimat, soprattutto riguardo alla devozione e al concetto di fedeltà (Treue).
L’inno inizia così «Auf zum Schwur, Tiroler Land/ Heb’ zum Himmel Herz und Hand! Was die Väter einst gelobt,/Da der Kriegssturm sie umtobt,/Das geloben wir aufs neue,/ Jesus Herz, Dir ew’ge Treue» (Al Patto, terra del Tirolo,alza cuore e mano al cielo, ciò che i padri un tempo hanno giurato circondati dalla tempesta della guerra, giuriamo di nuovo: a te Cuore di Gesù eterna fedeltà).
Ancora un rinnovo all’inizio della Prima guerra mondiale, nel 1914, celebrato a Bolzano nelle cantine del Marieninternat, dove era stato portato il quadro del Sacro Cuore per preservarlo dai pericoli della guerra. Dopo la Prima guerra mondiale viene a spezzarsi l’unità territoriale, politica e religiosa del Tirolo, lacerazione che diventa più profonda al tempo delle opzioni del periodo fascista.
Finita la Seconda guerra mondiale, il 30 giugno del 1946 la Festa del Sacro Cuore viene solennemente celebrata a Bolzano. Alla celebrazione prendono parte anche le autorità «italiane» fra le quali l’allora sindaco di Bolzano, Luciano Bonvicini e il prefetto Silvio Innocenti. Certo l’antico simbolo del Sacro Cuore non è più lo stesso…
Le tentazioni strumentali dell’integralismo politico ideologico restano in agguato. Clamorosa la dimostrazione della domenica del Sacro Cuore del 1961, passata alla storia come «la notte dei fuochi» e non soltanto in senso rituale e simbolico. La stampa, anche quella cattolica, parlò di oltraggio al Sacro Cuore e gli allora due Vescovi, quello di Bressanone e quello di Trento, stigmatizzarono l’azione come anticristiana.
Le stesse parole della lettera pastorale del vescovo Wilhelm Egger per il bicentenario del voto al Sacro Cuore di Gesù (1796-1996), sono state un invito alla comunità diocesana ad approfondire gli aspetti biblico-teologici della devozione e, la lettera. «È in te la sorgente della vita» aggiunge «storia, politica e religione: tre cose che possono unire, ma che possono anche dividere. Il Sacro Cuore è un simbolo, e la parola simbolo significa “ciò che unisce”. Il teologo don Paolo Renner scrive “Alla Chiesa è affidato questo sconvolgente incarico, di predicare e di “far vedere” che Dio è soprattutto un grande Cuore amante ed accogliente da cui l’uomo è attratto per essere salvo”. E sul settimanale diocesano in lingua italiana “Il Segno” vengono sottolineati i tre ambiti principali di questa devozione riassumendoli in: antropologico, cristologico ed ecclesiastico.
«Cioè un cuore umano, un cuore divino, un cuore per la chiesa», così l’articolo di Paolo Valente, allora direttore del settimanale il Segno.
Come terminare la storia di questa tradizione tanto radicata nei cuori della nostra gente?
Concluderei con una frase di Monsignor Josef Kögl anche se datata 1946: «Il Signore non ha promesso ai Tirolesi nulla che non abbia promesso agli altri popoli».
Che la festa del Sacro Cuore vesta i nostri monti di cuori ardenti per una fede che è legame sacro ed inviolabile patto di fedeltà alla propria terra e alle sue antiche tradizioni di libertà, se libertà significa libertà della persona situata nel mondo innanzi ad un orizzonte di valori. Perché l’individuo non esiste se non nella misura in cui esiste per l’altro.